Urbino e Firenze per “La città che verrà” incontrano il mondo della cultura e del turismo

Oltre 350 persone al teatro Sanzio

Il teatro Sanzio non è bastato a contenere le oltre 350 persone domenica scorsa all’incontro tra la coalizione guidata da Federico Scaramucci che si candida a governare la città di Urbino per i prossimi cinque anni e il sindaco di Firenze Dario Nardella per affrontare insieme il tema “Cultura e turismo” nell’ottica di una prospettiva di rilancio attraverso temi che per Urbino dovrebbero essere il cuore della città che è sempre stata e della “città che verrà”, insieme slogan e visione prospettica della coalizione. Introdotto da un’immaginifica videoproiezione di Filippo Gualazzi che ha legato assieme immagini di Urbino e Firenze e condotta dal giornalista Giorgio Bernardini, l’incontro ha visto avvicendarsi sul palco vari ospiti e candidati, uniti dal tema della visione futura, intervallati dai brani eseguiti da Maya Ivanova al piano e la cantante Manuela Evelyn Prioli presentate da Urbino Jazz Club.

L’imprenditrice turistica Sabina Marcolini ha sottolineato la necessità di offrire opportunità alla folta schiera di giovani artisti che le scuole della città producono ogni anno e che attualmente non trovano spazio facendo modo che Urbino possa tornare a essere attrattivo per vivere, lavorare e produrre occasioni d’incontro e vivacità culturale. Dopo di lei, Flavio Orazi dell’Associazione Guide Turistiche ha esposto le grandi opportunità che la città potrebbe offrire al turismo se solo curasse meglio ciò che ha, a partire dai celebri “legni” di Mastroianni o al degrado di alcuni monumenti come Porta Valbona. Orazi ha lamentato in particolare l’assenza di programmazione, l’occasionalità degli eventi e la presenza di turisti che arrivano richiamati da Pesaro capitale della cultura ma che restano per poche ore. Un turismo di risulta, causato da una progressiva dimenticanza del nome di Urbino, una città che un tempo era nota al mondo e che nel tempo è sempre più sconosciuta. Tanti beni culturali che sono chiusi perennemente e altri che chiudono regolarmente prima di cena desertificando il dopo cena. Fabrizio Ovarelli, più volte Aquilonista dell’anno, ha illustrato il valore della Festa dell’Aquilone in prospettiva di rilancio di uno degli eventi più identitari per gli urbinati, da sempre appartenenti a una delle contrade che ogni anno si sfidano sul ciel turchino di pascoliana memoria.

Dopo di lui, il giornalista Tiziano Mancini ha spronato gli urbinati a ritrovare l’orgoglio dell’appartenenza a una città che, a suo dire, è ormai scomparsa dai radar dell’informazione, dei concerti, dei festival, invitando a notare come l’immagine dei torricini venga utilizzata da tanti senza mai citare il nome di Urbino ma soprattutto ad attualizzare il suo patrimonio culturale e artistico attraverso le nuove tecnologie e un’adeguata programmazione. Marta Bruscaglia ha rafforzato i concetti relativi alla cultura espressa negli anni da Urbino nei secoli fino al Novecento, secolo in cui ha espresso una grande primato, quello della tradizione di “Urbino città della Grafica, città dell’incisione”, degna erede del Rinascimento e testimone della creatività dei suoi artisti. “Di tutto ciò resta in Urbino soltanto una stanza triste al Collegio Raffaello – ha detto Bruscaglia – ma è chiaro che non va bene, ci vuole molto di più, ci vuole un museo moderno e dinamico che lo rappresenti questa tradizione”. Dopo l’omaggio a Paolo Volponi con “Le mura di Urbino” letta dall’attrice Giulia Boccero”, a tirare le fila della giornata sono saliti infine sul palco Federico Scaramucci e Dario Nardella. I due hanno sottolineato come le due città siano unite dallo spirito che nel Rinascimento permeava uomini e artisti, ovvero un pensiero rivolto al futuro, al pensiero e a una visionarietà. “Sia chiaro, noi continueremo a tagliare l’erba e a cambiare le lampadine, ma dobbiamo alzare l’asticella, dialogare con l’Università, progettare e arricchire di eventi e vivacità una città che sta decadendo, come testimonia il calo non solo degli abitanti ma anche quello degli esercizi commerciali, delle partite IVA, del valore delle case sceso in pochi anni del 20%, che ha 343 beni culturali ogni 10mila abitanti rispetto ai 95 di media provinciale” ha sottolineato Scaramucci, al quale ha fatto eco Nardella citando il predecessore Giorgio la Pira: “Un sindaco cambia le lampadine e lavora per la pace nel mondo”.

Una visione duplice che guarda all’uomo nella sua concretezza ma anche nel suo spirito, tanto che per Nardella è “La più piccola città globale del mondo”. Un unicum da salvare e rilanciare.

Giacomo Ruffini
Author: Giacomo Ruffini

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