Un presepe per don Peppe, l’indimenticabile “curato di campagna” che dai colli vedeva il mondo

L’omaggio della ‘parrocchiana’ Josephin che con il fidanzato Riccardo ha realizzato una Natività dedicata al primo sacerdote vittima del Covid

Ispirato a don Giuseppe Branchesi, per tutti don Peppe parroco di Santa Maria in Selva, Camporota e Chiesanuova di Treia. E molte altre ‘cose importanti’ ancora. Un dono, quello del presepe cui don Peppe annetteva significati molto più profondi della semplice rappresentazione scenica, un omaggio dell’anima (che lui sapeva toccare con un semplice sguardo) da parte di Josephin e Riccardo. Lei assegnista di Ricerca a Matematica in Unicam, lui tecnico scientifico EP responsabile del Laboratorio di Criogenia a Fisica nello stesso ateneo camerinese. Due fidanzati, due cari ‘fratellini’ dell’indimenticabile ‘curato di campagna’, morto per virus domenica 19 aprile, che dalle colline maceratesi vedeva il mondo.

Il Presepe, causa Covid, è visitabile a Petriolo, presso l”abitazione di Riccardo Natali, solo per parenti ed amici. Ma, struttura permanente, verrà implementata nei prossimi Natali e aperta a tutti.

di Josephin Giacomini e Riccardo Natali

L’idea di realizzare questo presepe nasce il giorno in cui Don Peppe è tornato al Padre. In quelle sue ultime ore terrene le nostre menti erano aggrovigliate nel tempo e nella preghiera. La speranza di rivedere il nostro Don di campagna e del mondo batteva fortissima, finché il dolore non ha prevalso. Tra lacrime di ricordi, fiumi di senso di smarrimento e tempeste di sensazioni taglienti e dolci allo stesso tempo, a Riccardo nasce l’idea di realizzare un presepe a lui dedicato.

Josephin Giacomini e Riccardo Natali

Fa una bozza di disegno cartaceo in pochi giorni e poi condividiamo il progetto. Perché un presepe in suo onore? Perché Don Peppe – e questo io lo ricordo sin da bambina – ha sempre professato con veemenza e mitezza paterna l’importanza del presepe, di un presepe pensato, ragionato e fatto per rendere visibile il grande messaggio di luce, tenerezza e tangibilità del Natale. Grande promotore del concorso presepi in famiglia a Treia, a cui io e la mia famiglia abbiamo sempre partecipato, ma senza mai esserci iscritti! Era sempre Don Peppe a inserire il nostro nome e, qualche giorno dopo il Natale, attendevamo la visita a casa della commissione di cui lui faceva parte.

In una delle ultime di queste visite, arrivò con un cappello nero a falda larga: il Curato era un po’ raffreddato! Poi, proprio un anno fa, il 4 gennaio 2020, la nostra ultima visita ai presepi della zona con i bimbi e ragazzi del catechismo: un’esperienza densa di sensazioni che si sono radicate profondamente nel cuore e sulla pelle, con i suoi commenti-guida a ogni presepe e le sue domande puntuali e inaspettate su cosa ciascuno provasse di fronte a quelle meraviglie.

Il presepe è interamente realizzato a mano senza l’ausilio di stampanti 3D

Non so se era maggiore la felicità dei bimbi e ragazzi di viaggiare nel leggendario pulmino oppure quella delle catechiste di ritornar bambine a bordo di quel mezzo che negli anni aveva cambiato la forma ma non la sostanza, oppure quella del Don alla guida che aveva anche equipaggiato il cofano con un’immagine di un presepe stilizzato ma molto d’effetto. Nella lettera per il Natale 2019 “agli amici di ogni dove”, ancora una volta Don Peppe ci augurava di costruire in noi questo “evento-Natale”, Gesù che si è fatto pane per la vita di tutti gli uomini.
Riccardo ha conosciuto Don Peppe solo negli ultimi anni, eppure il tempo è stato più che sufficiente per stringere un’amicizia autentica e profonda.
Io sono cresciuta con Don Peppe a Camporota, mentre Riccardo è cresciuto con Don Renato Valentini a Petriolo. Anche lui un Prete illuminato e illuminante, con una tempra pratica. Riccardo ha questo ricordo nitido di un Natale da piccino: la prima visita al Bambinello nella Chiesa dei Santi Martino e Marco a Petriolo, un bimbo ammaliato da un altro Bimbo, di cera ma capace di compiere qualche gesto. Da lì, passato qualche anno, Don Renato lo incarica di realizzare il presepe in Chiesa. E questo per diversi anni, sempre con una nuova proposta.

Poi, si sa, gli anni passano e i “nostri” sacerdoti di quando eravamo piccini ci restano solo dentro, ed è proprio grazie a loro e per loro che abbiamo realizzato questo presepe.
Come?
Un ruscello segna il confine naturale di due paesi, Petriolo a sinistra e Santa Maria In Selva a destra, un piccolo ponte li connette materialmente e spiritualmente.

Il paese di Petriolo ha al centro la Chiesa dei Santi Martino e Marco e accovacciati attorno il torrione, le case, una bottega e una piccola piazza, con il fresco ristoro della fontane e le vie paesane illuminate da qualche lanterna. Il borgo di Santa Maria In Selva si snoda su una strada di campagna che ha il campanile come pietra miliare, qui le case di alcuni artigiani permettono di sbirciare le loro opere attraverso le persiane aperte.

A valle del ruscello c’è il mulino in pietra con l’infaticabile mugnaio, che non fa mancare la farina a nessuno dei paesi. Entrambe le chiese, sia nella parte muraria sia negli interni, e qualche altro dettaglio rappresentano fedelmente i loro originali. In questi paesi, ma al di fuori del riparo dato dalla cinta muraria, ed escluso dal caldo di un albergo con i tizzoni ardenti e le comodità di una stanza da letto, nasce Gesù. Nasce in una grotta umida, posta al di sotto delle abitazioni dell’uomo e delle sue arti, rischiarata dal fuoco, stiepidita dal bue e dall’asinello, e resa casa dal grembo di Giuseppe e Maria.
E anche se il buio sembra pesto, senza alcuna microscopica lucina qua e là, ci si può sempre accorgere dell’alba, e accoglierla.

Giada Berdini
Author: Giada Berdini

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