“Serve un nuovo ospedale nel Piceno”, l’ex coordinatore infermieri Mario Neroni indica la direzione

“I cittadini della costa stanno accettando passivamente il nosocomio unico spalmato su due plessi, proposto dalla Regione Marche”

 

“Nelle ultime settimane si è intensificato il dibattito sulle aree proposte per la realizzazione del nuovo ospedale. Sulla stampa si accavallano proposte. Zona Brancadoro, Ragnola, San Giovanni, Monteprandone e chi più ne ha più ne metta”, afferma Mario Neroni, ex coordinatore infermieristico ed ex coordinatore del gruppo sanità del PD di San Benedetto del Tronto.

“Da questo dibattito si deduce che San Benedetto e i cittadini della costa – continua Neroni – accettano passivamente la proposta della Regione “ospedale unico spalmato su due plessi” esattamente come adesso. Un ospedale con alcuni reparti e servizi ad Ascoli ed alcuni a San Benedetto.
Ma l’obbiettivo di San Benedetto non era quello di avere un “ospedale di primo livello sulla costa e un ospedale di base ad Ascoli”? e per questo obbiettivo, la destra con l’ex Sindaco Piunti, il comitato del dott. Baiocchi, il consigliere Giorgio De Vecchis avevano avversato la realizzazione dell’ospedale unico del Piceno ed appoggiato la destra alle elezioni regionali. Per questo obbiettivo inoltre avevano coinvolto i comitati di quartiere, i quali si sono sentiti in dovere di appoggiare queste iniziative, in perfetta buona fede, credendo di fare opera utile a questa causa. Oggi silenzio assoluto, la soluzione sbandierata per anni non viene più menzionata”.

Le riflessioni di Neroni: “A questo punto, penso siano doverose alcune riflessioni, e porsi alcune domande: quale persona di buon senso può immaginare di realizzare un nuovo ospedale con le stesse potenzialità del Madonna del Soccorso, spostandolo di uno-due chilometri per avere gli stessi sevizi che abbiamo attualmente?
I cittadini che necessitano di ricovero per affrontare patologie complesse, che devono essere trattate in ambito ospedaliero, cosa chiedono? Che la struttura sia vicina alla propria abitazione? oppure se l’ospedale al quale si devono rivolgere è dotato di tutte le specialità, i servizi, le tecnologie, le competenze e pertanto in grado di affrontare al meglio la propria patologia?”.

Il malato escluso dal dibattito. “In questo dibattito – insiste Neroni – manca il soggetto principale “il cittadino malato” costretto a fare il pendolare tra un ospedale e l’altro. Con due strutture, inevitabilmente alcuni servizi, specialisti, tecnologie ecc. saranno presenti solo in uno dei due ospedali pertanto sarà il malato stesso a dover essere spostato ogni volta che avrà bisogno di una prestazione o di una procedura mancante nell’ospedale che lo ospita. Esattamente ciò che succede adesso. Con notevole dispendio di personale sanitario, grave disagio e rischio per il malato stesso”.

Il silenzio dei sindaci, la latitanza dei sindacati. “Altri soggetti assenti a questo dibattito, sono i Sindaci dei paesi che si affacciano sulla costa, come se l’ospedale fosse affare solo di San Benedetto. Ancora più grave è la latitanza delle organizzazioni sindacali che si ostinano a non voler affrontare il problema come se i cittadini utenti non debbano essere rappresentati”.

Il nuovo ospedale non si farà. “Penso che questo dibattito sia surreale e totalmente inutile perché l’ospedale nuovo di San Benedetto non si farà (per fortuna). Dico per fortuna perché qualora si dovesse realizzare questo progetto sciagurato, i cittadini del piceno si dovrebbero accontentare per i prossimi decenni di due mezzi ospedali con tutte le criticità e i problemi sopra descritti”.

I cittadini meritano un ospedale nuovo nel territorio Piceno. “Penso invece che i cittadini meritino anche nel territorio Piceno un ospedale nuovo, sufficientemente grande, moderno e completo di tutte le specialità, i servizi, le tecnologie sempre aggiornate nella stessa struttura.
Questo progetto inoltre libererebbe spazi negli attuali ospedali da destinare a tutti quei servizi territoriali di cui si ha un gran bisogno. Case della salute, case di comunità, specialistica ambulatoriale, assistenza domiciliare ecc.
Invito pertanto la politica a riflettere – conclude l’ex coordinatore infermieristico del Madonna del Soccorso – lasciando da parte la propaganda e la demagogia ed avere una visione del futuro prima di comprometterlo definitivamente”.

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