Il professor Amato: “L’ipocentro odierno è avvenuto molto probabilmente all’interno della placca adriatica”
di Giada Berdini
La scossa di terremoto avvertita alle 13.48 di oggi su tutta la costa adriatica con epicentro a Santarcangelo di Romagna, ha inevitabilmente preoccupato i cittadini. La domanda più scontata, e forse anche la più difficile cui rispondere, è quella che riguarda eventuali repliche.
Ha provato a rispondere il sismologo di Ingv Alessandro Amato con un post sul suo profilo Facebook, nel quale analizza il fenomeno odierno.
“Terremoto a Rimini alle 13:48. Magnitudo Richter (ML) 4.2. Magnitudo momento (Mw) 4.0. La profondità calcolata in sala sismica e quella determinata dal calcolo del momento tensore indicano valori elevati, intorno ai 40 km. All’inizio” dice il professor Amato “mi era parso un valore esagerato, poi mi sono ricordato di un lavoro di qualche anno fa su Tectonophysics (Seismicity in Central and Northern Apennines integrating the Italian national and regional networks, di G. De Luca, M. Cattaneo, G. Monachesi, A. Amato, 2009) e ho controllato le sezioni verticali che avevamo fatto. L’ipocentro odierno ricade nella sezione CD (foto).
Si vedono chiaramente le due distribuzioni distinte dei terremoti appenninici nella crosta superiore (simboli neri) e quelli più profondi (fino a 40 km in CD, a 70 km più a sud, simboli rossi). Questi ultimi sono legati alla placca adriatica che si inflette sotto l’Appennino e (forse) è la causa della deformazione e dei terremoti che avvengono nella crosta superiore, come quelli del 1997 e del 2016, tra gli altri.
L’ipocentro odierno” conclude Amato “è avvenuto quindi molto probabilmente all’interno della placca adriatica. In genere questi eventi non danno luogo a lunghe sequenze di aftershocks (ma vedremo nelle prossime ore se è vero…).
Approfitto per far notare la buona prova del tweet automatico di @INGVterremoti, avviato a settembre: la stima provvisoria è uscita 2 minuti dopo l’evento e indicava correttamente la zona e Mag tra 4.1 e 4.6″.
Più drastico il presidente di Ingv Carlo Doglioni: “È un terremoto originato a profondità rilevante ipocentro intorno ai 43 km chilometri quello che ha fatto tremare oggi la provincia di Rimini. Si tratta della prima scossa che in questi ultimi giorni ha superato la magnitudo 4. Nei giorni scorsi ci sono stati infatti altri due eventi di magnitudo inferiore a 3. Sicuramente ci saranno altre repliche, per questo stiamo monitorando l’evoluzione“. Doglioni ha ricordato che l’area colpita dalla scossa è una zona sismica storica in cui si sono verificati molti sismi generalmente determinati dalla discesa della placca Adriatica sotto l’Appennino con numerosi I terremoti importanti a partire dai primi del 900. Il terremoto del 1916 oltre ad essere uno dei più forti terremoti della storia sismica del Riminese che segnal’inizio di alcuni dei più forti terremoti della storia sismica dell’Appenino Settentrionale: rispettivamente i terremoti del 26 aprile 1917 in Valtiberina Mw 6.0, del 10 novembre 1918 in Appennino Romagnolo con un 6.0Mw, quello del 29 giugno 1919 nel Mugello con 6.4Mw, del 7 settembre 1920 in Garfagnana 6.5Mw.