Sforzacosta, 1944: l’occupazione tedesca nelle campagne marchigiane

Foto di un casale di quell’epoca

La testimonianza di una signora del posto

di Caterina Palmucci

Tra il 1944 e il 1945, durante l’ultima fase della Seconda guerra mondiale, il territorio di Sforzacosta fu direttamente coinvolto nell’occupazione militare tedesca. Alcune abitazioni private vennero parzialmente requisite: una signora del posto racconta come dodici carri armati fossero parcheggiati regolarmente nel prato della sua casa, lungo la strada Carrareccia. Gli ufficiali tedeschi si insediarono in due camere all’interno dell’abitazione, mentre i soldati dormirono nella stalla, accanto agli animali.

Per gli abitanti, la convivenza forzata con le truppe comportava un costante rischio di ritorsioni. “Bisognava pesare ogni parola, perché anche un’osservazione ingenua poteva essere interpretata come ostile e portare a gravi conseguenze. La paura era tanta”. Dai racconti di chi visse quegli anni emergono episodi emblematici: “Lungo la strada per il Chienti, i tedeschi notarono dei ciliegi e chiesero a un uomo del luogo se portassero frutti. L’uomo rispose di non credere che ce ne fossero, ma quando i soldati andarono a verificare, ne trovarono molti. Per quella risposta incerta, rischiò di essere fucilato”.

Un altro aspetto della presenza tedesca riguardava le difficoltà delle truppe a sostenersi, dato che verso la fine del conflitto non ricevevano più rifornimenti. Per questo requisivano beni alimentari e animali dai territori occupati. In alcuni casi, ridotti alla fame, si trovarono a barattare con la popolazione locale: “Una volta, in cambio di due vacche che non sapevano come macellare, chiesero un salame; un’altra volta, cedettero un camion in cambio di un vitellino”.

L’occupazione si accompagnò spesso a episodi di intimidazione e sopraffazione: i militari si installavano nelle case dei civili e requisivano ciò che trovavano. Alcune ragazze furono vittime di violenza, mentre altre famiglie raccontano di un comportamento meno violento.

Dalle testimonianze emerge anche la realizzazione a Sforzacosta di un campo di aviazione per ospitare gli aerei tedeschi. Durante la notte, gli aerei militari pattugliavano il territorio e spesso aprivano il fuoco mitragliando dall’alto. “Per strada si vedevano solo lampi,” racconta una testimone. “Le prime volte, chi si trovava all’aperto veniva colto di sorpresa: alcuni riuscirono a salvarsi appena in tempo, buttandosi dentro un tombino.”

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