Senza green pass sport vietato, lo psicologo: “Ingiustizia per i bambini, guai farli passare per vittime”

Roberto Spinelli: “L’obiettivo non è calciare le punizioni come Cristiano Ronaldo, ma stare insieme e poter star bene insieme”

di Maikol Di Stefano

“Questa nuova situazione dove alcuni possono svolgere le attività sportive e altri non possono, è una situazione che oggi essendo parte del nuovo decreto che parla di super green pass non ci permette di sapere come reagiranno bambini e ragazzi. Non ci sono ancora delle risposte, ma certamente può essere vissuta in parte come un’ingiustizia da parte di tutti quei bambini e ragazzi che resteranno fuori dagli impianti sportivi”.

E’ questo il parere dello specialista maceratese, Roberto Spinelli, psicologo che da sempre lavora con bambini e ragazzi. Un vivere nel quotidiano le problematiche di bimbi, giovani e adulti che durante questi due anni di pandemia, ancor di più, si sono rivelate differenti e variegate da caso a caso.

“Quello che accadrà, ovvero situazioni in cui i ragazzi vivranno il tutto come un’ingiustizia, va trattata nel modo corretto e spiegata bene a chi la vivrà direttamente. – spiega Spinelli – A mio avviso bisogna cercare di evitare che tutti questi ragazzi e bambini si sentino e finiscano col passare da vittime, nonostante un’imposizione legislativa che li va a bloccare dal poter esercitare lo sport che amano. Questo perché l’etichetta, quella della vittima, porta dietro di sé una serie di atteggiamenti e comportamenti che non vanno bene, come quello del pietismo o di ricevere troppo permissivismo da parte genitori. Un secondo punto da tenere sempre presente è che i bambini e i ragazzi devono poter scegliere il loro sport, quello che amano, non vanno spinti secondo le voglie e le condizioni dei propri genitori. E forse questa situazione può essere un ottimo momento per valutare bene di fare ciò che amano”.

Uno scenario quello dello sport e dell’importanza nel percorso di crescita di ogni ragazzo e ragazza, rimarcato da più fronti. “Appena sarà possibile è necessario poi tornare il più possibile alla socialità, tramite lo sport, la scuola e la vita di ogni giorno. – prosegue lo psicologo – L’obiettivo non è calciare le punizioni come Cristiano Ronaldo, ma stare insieme e poter star bene insieme. Questo perché negli ultimi due anni ci siamo resi conto che anche se più si è giovani, più c’è elasticità e spirito di adattamento sia alle situazioni improvvise come il lockdown, sia al ritorno alla normalità, questi continui ribaltamenti, aperture e chiusure, restrizioni e quant’altro, hanno creato problematiche anche nel far tornare i ragazzi a viversi nel quotidiano e nel sociale. Ed in questo lo sport è un elemento fondamentale, perché serve a far sì che ogni ragazzo o ragazza si trovi ad entrare in contatto con gli altri, ma anche con sé stesso. Aumentare la propria autostima, affrontare una crescita personale, ma anche confrontarsi con l’altro. L’avversario o il compagno negli sport di squadra, sono tutte occasioni di confronto e di scontro, ma in una struttura ben delineate e regolamentata”.

Elementi che negli ultimi due anni, sono venuti meno per ragazzi e adulti, tranne che in brevi periodi. “In generale l’assenza di sport rischia e ha rischiato di suscitare delle conseguenze sulla salute psichica di tutti. L’essere meno attivi fisicamente porta un progressivo appiattirsi, sono riscontrati problemi legati al sonno, l’attivazione di un’alimentazione scorretta e da non sottovalutare un senso di forte irascibilità. – racconta Spinelli – Lo sport nei ragazzi è un pilastro della crescita psichica e fisica, perché fa parte dell’aumento della vitalità, della stima in se stesso, della crescita personale. Questo aiuta a stare al mondo e a starci in un certo modo. La mancanza di tutto questo, certamente mette in difficoltà bambini e ragazzi. Nel periodo di lockdown abbiamo visto tutti come si sono attrezzati, tramite la creazioni di comunity nelle piattaforme web, un modo per avere e mantenere la socialità seppur online”.

Un problema quello legato al mancanza di sport e socialità che secondo il dottor Roberto Spinelli si è visto anche nei fatti di cronaca che hanno coinvolti i ragazzi. “Quest’estate abbiamo visto una crescita esponenziali d’episodi violenti legati alla figura del branco, di giovanissimi che in un ambiente non regolamentato a differenza di quello sportivo, si sono affrontati in risse scaturite talvolta senza alcun motivo. Un segnale di come, certi impulsi che nello sport trovano il loro sfogo naturale, siano venuti fuori, perché pulsioni naturali dell’essere umano”.

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