L’uomo aveva chiuso il suo corpo in un trolley gettato in un fosso
Moustafa Alashri è arrivato in aula questa mattina al Tribunale di Pesaro poco dopo le 9 scortato per presenziare all’udienza assieme al suo difensore l’avv.to Simone Ciro Giordano, per la seconda udienza del processo sull’omicidio di Anastasiia.
Sentiti i primi testimoni questa mattina in Corte di Assise. Ripercorso in aula l’ultimo periodo di vita della giovane 23enne ucraina uccisa dal marito con 29 coltellate il 14 febbraio del 2022 nella loro casa a Fano e dal quale si stava separando. Davanti al giudice Lorena Mussoni, in primis l’avvocato Laura Rampioni che ha affiancato Anastasiia nella denuncia nei confronti del marito Moustafa Alashri, 43 anni, reo confesso dell’uxoricidio: “Mi ero raccomandata che facesse attenzione, particolarmente quando il marito chiedeva di vedere il figlio, affinché si incontrassero sempre in pubblico” ha dichiarato in aula.
La denuncia aveva fatto scattare la procedura di Codice rosso con segnalazione alla Procura che, per tutelare la vittima di vessazioni, prescrive di evitare contatti con l’autore dei soprusi, e per questo la 23enne era andata ad abitare col nuovo compagno conosciuto sul lavoro, un ristorante nel centro di Fano, col quale da un mesetto, tentava di ricostruirsi una esistenza serena. Toccante la sua testimonianza questa mattina, protetto da un paravento per non incrociare lo sguardo col carnefice di Anastasiia, arrestato alla stazione di Bologna nel tentativo di darsi alla fuga. Il codice rosso però non l’ha salvata, fatale gli è stato tornare nella casa dove abitava col marito a prendere le sue cose. Il suo corpo chiuso in un trolley e gettato in un fosso nelle campagne fanesi. Udienza aggiornata al 3 di aprile.