Rimpianto che diventa forza: Andreatini e un pizzico di follia per riordinare il caos Fermana

Le scelte del ds che in estate aveva previsto tutto: fu allontanato, poi richiamato un mese dopo Protti. Spogliatoio ripulito, il “sognatore” al Recchioni calza a pennello

Da dove partire? Dall’errore (anzi, orrore) che è stato fatto in estate. Allontanato per aver provato ad allargare la base societaria di una Fermana alla canna del gas. Quasi come se fosse una colpa voler dare una mano. Lui che a Fermo è oramai di casa e ci calza a pennello. Un errore che tira l’altro. In autunno è stato richiamato fuori tempo massimo, un mese dopo Stefano Protti. Richiamato soltanto perchè non c’erano più carte da giocarsi, nel bel mezzo del disastro. Andreatini, il ds che aveva previsto tutto – ossia che la Fermana avrebbe fatto fatica dal punto di vista finanziario -, è un clamoroso rimpianto. Che però, adesso, diventa forza.

Il romagnolo, anzi fermano, ha ridonato speranza facendo pulizia, ridando ordine in un caos mega-galattico. Ha osservato per qualche giorno, si è messo la tuta da giardiniere ed ha maneggiato la motosega. Gesti eclatanti. Un taglio (anzi tre) qua e là, la fiducia ridata ai vecchi senatori – Giandonato e Misuraca gestiti in modo sublime -, tre risultati utili di fila ottenuti coi bambini. Catalizzatore per calciatori, staff tecnico, popolo canarino, ma adesso anche società.

Parlano i numeri. In sette anni di C, Andreatini si prese una stagione sabbatica nel 2021-22. Cosa accadde? La Fermana si stritolò con le sue stesse mani, tra conflitti interni, presunzioni, litigate. La retrocessione ai playout fu meritata. Alla Fermana serve gente che sappia maneggiare il giocattolo, smussare gli angoli, incastrare i pezzi, portare avanti la quotidianità. In questo Max si è sempre dimostrato un maestro. Senza di lui, il vuoto anche quest’anno.

Nell’estate 2022 fu il garante tecnico post ripescaggio targato Vecchiola. Il sognatore strabiliò con colpi inaspettati. “Prendo Bunino e porto Fischnaller…”. Non ci credeva nessuno. Lui ci riuscì. Poi vestì di gialloblù due sconosciuti come Maggio e Romeo. Il tempo è stato galantuomo. Non per la Fermana, che si dimenticò tutto silurandolo dopo un’annata capolavoro, fianco a fianco a Stefano Protti: pure il mister fu spinto dal balcone in quel funesto lunedì di luglio. Adesso, entrambi, sono di nuovo qua. E i tifosi si fidano soltanto di loro. Due uomini a braccetto. Con una missione sempre complicata, per qualcuno impossibile, ma da dover cercare a tutti i costi. Con quel pizzico di sana follia. Con quel rimpianto – aver perso sette mesi… – che diventa forza della disperazione. Quella che, spesse volte, ha fatto la differenza.

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