Questione di famiglia: il momento magico dei fratelli Pelliccetti

Edoardo e Matteo Pelliccetti

L’intervista doppia ai due attaccanti Edoardo, della Palmense, e Matteo, del Salvano, protagonisti in questa stagione con i loro goal

Nel calcio marchigiano spiccano due fratelli che stanno attirando l’attenzione grazie alle numerose reti segnate in questo campionato: Edoardo Pelliccetti, classe ’96, attaccante della Palmense nel girone B di Promozione, e Matteo Pelliccetti, classe 2005, che dopo aver iniziato anche lui l’anno nella squadra di Mister Cardelli ha proseguito la sua avventura al Salvano, nel Girone G di Seconda Categoria. Abbiamo avuto il piacere di intervistarli per approfondire le loro impressioni su questa stagione ricca di soddisfazioni e scoprire di più sul legame che li unisce:

Matteo: “Ho iniziato la stagione a Marina Palmense, dove però non ho trovato molto spazio. Quando si è presentata la possibilità di andare a Salvano, ho deciso di accettare questa proposta, grazie anche al fatto che conoscevo già il Direttore Sportivo, il mister e alcuni dei compagni. Posso dire che mi sto trovando benissimo, il gruppo è compatto. Non mi aspettavo un avvio così promettente, ma proprio per questo la soddisfazione è ancora maggiore“.

Edoardo: “È sempre bello fare goal, soprattutto perché così si aiuta la squadra a conquistare la vittoria in ogni partita. Sono davvero contento a livello personale, ma il mio ruolo all’interno della squadra è proprio questo”.

Come vivete la sfida in famiglia per stabilire chi è il miglior capocannoniere?

M: “Non c’è assolutamente competizione tra di noi. Sono contento che lui stia facendo bene, lo ammiro. Ho avuto la possibilità di giocarci insieme, lo scorso anno e i primi tre mesi di questa stagione, e cerco di rubare quelli che sono i suoi punti di forza. Edoardo mi dà qualche consiglio, però posso dire che ci motiviamo a vicenda”.

E: “Competizione non c’è. Abbiamo 9 anni di differenza. Lui è agli esordi della carriera, perché ha iniziato da soli due anni a giocare con i grandi. Auguro a Matteo di fare un sacco di goal e, anzi, di superarmi. Però deve sapere che gli venderò cara la pelle e alla fine vincerò io”.

Il calcio è una passione che corre nel sangue della vostra famiglia, visto che anche vostro padre è stato un attaccante. C’è qualche insegnamento particolare che vi ha dato e sentite di portare in campo?

M: “Papà cerca sempre di darci dei consigli per migliorare e per continuare con questo trend positivo”.

E: “Sicuramente la passione del calcio ce l’ha trasmessa nostro padre, avendo giocato anche lui in queste categorie. Ogni sabato e ogni domenica viene sempre a vedere le nostre partite, ci sprona e ci dà molti suggerimenti riguardo a come giocare e come comportarci. Seguire i consigli fa bene, però dopo in campo ci andiamo noi. Quindi le idee sono le nostre, così come il modo di giocare. Nostro padre ha sicuramente influito, però ognuno ha le proprie caratteristiche e cerca di sfruttare quelle”.

Chi è il più competitivo fra di voi, sia dentro che fuori dal campo?

M: “Entrambi. Siamo competitivi ma alla fine siamo contenti che stiamo facendo tutti e due bene”.

E: “Tutti e due”.

Vi siete prefissati un obiettivo specifico?

M: “Non ho particolari obiettivi personali, ma in ogni partita cerco di dare il massimo e il mio contributo alla squadra così da poter raggiungere ciò che ci siamo prefissati ad inizio stagione”.

E: “Vengo da due anni difficili in cui ho giocato veramente poco, dal momento che ho subito anche un intervento. Già il fatto di essere stato disponibile ad aiutare la squadra per così tanto tempo è un grande risultato per me. Però, l’appetito vien mangiando, quindi più goal farò e meglio è, sia a livello personale che di squadra”.

Meglio giocare insieme o divisi?

M: “Per me insieme”.

E: “È una domanda difficile. Sicuramente, se giocassimo insieme, il mio atteggiamento e il modo di relazionarmi con lui sarebbero diversi rispetto a quelli che ho con un qualsiasi altro compagno di squadra. Mi dispiace non averlo accanto sul campo, perché avrei preferito così, però è giusto che ognuno faccia le proprie esperienze. Questo è il calcio e auguro a Matteo il meglio”.

Angelica Mancini
Author: Angelica Mancini

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