“Questa Osimana ha ancora tanto da dare, tratterò ogni calciatore con massimo rispetto”

ECCELLENZA – L’intervista a Claudio Labriola al debutto da allenatore. L’ex difensore sugli obiettivi

di Angelica Mancini

L’Osimana è già ripartita. Lunedì si è tenuto al Diana il primo giorno di ritiro per i giallorossi allenati da mister Claudio Labriola. L’ex difensore, al debutto come allenatore, è pronto a condurre i giallorossi nella prossima stagione del campionato di Eccellenza.

“Mi sto preparando al mio nuovo ruolo di allenatore cercando di riproporre quella che è la mia personalità e le mie idee, all’interno di un gruppo che già conosco molto bene – queste le parole di Labriola – Insieme alla società abbiamo deciso di confermare quasi la totalità dei ragazzi con cui abbiamo concluso la scorsa annata e con cui abbiamo vinto la Coppa Italia, aggiungendo qualche pedina che abbiamo pensato possa esserci utile. Una tra tutte, Matteo Minnozzi, poi probabilmente arriverà anche un altro centrocampista. Però si può dire che il grosso della squadra è quasi già interamente composto e formato. Tra i riconfermati spiccano anche tanti giovani del nostro settore giovanile, che è un fiore all’occhiello per la nostra società. Tantoché, il focus che ci siamo dati per questa nuova stagione è proprio quello di cercare di mettere in mostra e far crescere i nostri ragazzi a casa nostra. Siamo pronti a partire, c’è grande entusiasmo. Addirittura, il primo giorno di ritiro sono venuti anche molti tifosi per farci sentire il loro sostegno”.

Quali sono le principali novità di quest’anno?

“A mio parere, questo gruppo ha ancora qualcosa da dare e da raggiungere nei prossimi anni. Perciò, abbiamo deciso di improntare ancora questa stagione su di loro, un gruppo che pur di stare insieme ha fatto dei sacrifici, anche a livello economico, dimostrando di essere degli uomini e delle persone di valore prima ancora di essere calciatori. A differenza di altre squadre e di altri anni, in cui il mercato non richiede per forza di rivoluzionare interamente la rosa o prendere 10/15 nuovi giocatori, si può anche pensare, come è successo nel nostro caso, che una o due pedine possano bastare al momento per avere una squadra competitiva e partire magari un po’ più avanti degli altri proprio perché siamo un gruppo già formato”.

Qual è l’obiettivo che vi siete posti ad inizio campionato?

“Negli ultimi anni l’Eccellenza ha dimostrato di essere un campionato davvero equilibrato, dove gli obiettivi cambiano nel giro di uno, due o tre punti. Quello che ho detto ai ragazzi nel primo giorno e che ci siamo imposti è di continuare a portare le persone allo stadio, poiché i tifosi hanno dimostrato di essersi legati all’Osimana in maniera sempre più importante. Vorremmo avere il piacere di vedere sempre lo stadio pieno, uno stadio che in questo momento vige ancora sotto squalifica per i fatti accaduti l’anno scorso. Il 31 agosto finalmente potremo tornare a casa nostra e vorremmo riempire nel corso del campionato i nostri spalti, perché sono i risultati a portare la gente allo stadio, e non le chiacchiere o le partite esclusivamente di cartello. Il nostro desiderio è di far sì che i risultati che otterremo possano far avvicinare e appassionare ancora di più i nostri tifosi. Se il Diana sarà pieno vorrà dire che avremo fatto qualcosa di importante”.

L’obiettivo personale nelle nuove vesti di allenatore?

“Ho scherzato con i ragazzi dicendo che adesso sono al primo tiro, sono un giovane come sono tanti in squadra. È un po’ come alle prime partite, è la prima esperienza per me da questo punto di vista, anche se la scorsa stagione ho dato il mio contributo. Nel corso degli anni, come giocatore e capitano di altre squadre, ho sempre avuto un ruolo importante all’interno dello spogliatoio. Voglio giocarmela al meglio e farò in modo di trattare tutti i giocatori che sono in rosa con il massimo del rispetto che ho sempre avuto per loro e che mi hanno sempre contraccambiato. Voglio che, nonostante la categoria e quelle che sono le difficoltà, si sentano dei professionisti e si sentano tutelati sotto questo punto di vista, anche negli allenamenti e tutto quello che concerne l’organizzazione. Poi, alla fine, è sempre il campo quello che parla: servono i fatti e non le parole”.

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