Quando intervistare un tesserato diventa sempre più tortuoso

CALCIO – Alcune società stanno prendendo il brutto vizio di controllare “pensieri e parole” di tutti i tesserati. Qualche collega più attempato racconta che per ascoltare personaggi come Platini, Maradona o Gullit non vi erano ostacoli. E se l’attenzione dei media crollasse nei confronti del calcio dilettantisco come la prenderebbero le società?

di Andrea Verdolini

Quando il calcio aveva una dimensione più “sostenibile” non era diverso soltanto il rapporto tra calciatori e dirigenti, pur con l’anacronistico “vincolo” che legava l’atleta vita-natural-durante al club ma anche la gestione dei rapporti con la stampa era completamente diversa. Nei miei occhi, di allora giovane cronista, negli ultimissimi vagiti dell’irripetibile era Rozzi, c’è ancora l’immagine di uno storico dirigente bianconero che di fronte alle ritrosie di un suo tesserato, dopo una partita dall’esito non propriamente felice, impose, con parole irriferibili, di sottoporsi al fuoco di fila di domande dei giornalisti in attesa. Terminate le interviste il malcapitato si prese una lavata di capo che difficilmente avrà dimenticato. Le conferenze stampa preconfezionate? Un’invenzione ancora molto al di là da venire. Le domande concordate? Pura utopia. Qualche collega più attempato racconta ancora che non c’erano assolutamente ostacoli di nessun tipo per bloccare, nei corridoi, personaggi del calibro di Platini, Maradona, Gullit o Zico e, salvo rarissime eccezioni tutti erano totalmente disponibili. Chi frequenta abitualmente altre discipline sa benissimo, ad esempio, che intervistare i fuoriclasse del ciclismo al Giro d’Italia presenta un unico ostacolo: quello di attendere il lavoro di altri colleghi. Nibali, Aru ma anche Froome, Thomas o lo stesso Sagan (quasi mitizzato nel suo Paese e non solo) magari dopo 7 ore passate in bicicletta, tra un Gran Premio della Montagna e l’altro, accettano il colloquio con tifosi e stampa quasi sempre con un sorriso. Ora invece, nel nostro sgangherato mondo del pallone, sta dilagando la moda di controllare, per dirla alla Battisti, “pensieri e parole” di tutti i propri tesserati. In qualche caso, nel rito spesso banale delle risposte scontate, anche intervistare un preparatore atletico, con tutto il rispetto, diventa un’impresa e quasi mai può avvenire direttamente. Il tutto infatti viene “mediato” dagli uffici stampa, talvolta professionali all’ennesima potenza, talvolta improvvisati ma si sa…occorre fare di necessità virtù. Vale la pena però domandarsi cosa succederebbe se l’attenzione verso “il calcio de noantri” crollasse o comunque diminuisse sensibilmente. David Stern, il più grande dirigente sportivo mai apparso sulla faccia della Terra, commissioner della Nba, la lega professionistica americana di basket guidata con autorevolezza e pugno di ferro per 30 anni e diventata con lui una perfetta macchina da guerra assegnava a go-go multe e sospensioni a coloro che osavano avere comportamenti contrari agli sponsor, in primis nei rapporti con i media. Forse qualcuno, fatte le debite proporzioni, dovrebbe meditare…

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