Primo è italiano: un motivo per gioire?

Il commento sui fatti di lunedì a Tolentino

Il fatto: una persona con grossi problemi di depressione si barrica in casa armato di fucile, poi esce in strada, nudo degli abiti e della ragione, e semina il panico prima di essere neutralizzato dalle forze dell’ordine. Questo, in estrema sintesi, è quello che è accaduto ieri a Tolentino.
I giornali: Online o cartacei, televisivi o radiofonici, il fatto di cronaca accaduto in un territorio dove propriamente non succedono episodi analoghi molto spesso, ha chiaramente catalizzato l’attenzione di noi giornalisti. Chi più, chi meno, ci siamo fiondati tutti sulla notizia, cercando di documentare ognuno con il suo stile quanto stava succedendo a Tolentino. In particolare, nel caso degli online come noi, che vivono di sola pubblicità e visibilità (e quindi non di “costo copia”) tutti, ma proprio tutti, abbiamo cercato di condividere i nostri pezzi sui social, per generare quella che in gergo si chiama “viralità”. Ossia persone che, condividendo a loro volta, generano un significativo flusso sui siti delle rispettive testate. Anche qui non è il caso, e comunque non spetta a noi, entrare nel merito di chi è stato più bravo e chi meno, di chi ha mantenuto un profilo di umanità selezionando immagini e calibrando parole e chi, invece, ha scelto la linea del clamore (queste scelte le facciamo tutti, ogni volta, e non sempre sono uguali e seguono gli stessi criteri). Di certo, una certa tipologia di notizia è quella che la platea dell’utenza on line cerca e, paradossalmente, gradisce. Il discorso, poi, su una “deriva” del modo di fare informazione andrebbe ulteriormente approfondito, ma non in questa sede.

Quello che invece è decisamente sconvolgente è il numero di commenti di personaggi che hanno posto l’accento sul fatto che il 53enne di Tolentino era un italiano.
Dalle righe di quei post traspariva una sorta di godimento perverso nel prendere atto che questa volta non era il solito immigrato. Viene da chiedersi: ma cosa c’è da godere? Quell’uomo, come è chiaro a tutti, non è un delinquente. E’, invece, una persona che soffre, da anni, e che in una mattinata più buia del solito ha visto quella sofferenza trasformarsi in smania di violenza. Che poi, a conti fatti, di violento non c’è stato niente e l’unico sangue versato, a giudicare da alcune foto che girano sui giornali, è quello dello stesso protagonista, che probabilmente si era ferito nel tentativo di fuga.
Quelli che godono nel prendere atto che Primo è un italiano cosa vorrebbero dimostrare? Che delinquono anche gli italiani? Bene, la scoperta dell’acqua calda. Ma viene da chiedersi: Primo ha delitto? Quelli che vogliono alimentare il razzismo invertito sono consapevoli che nel sottolineare che Primo è un italiano, in verità, non fanno altro che generare o aumentare il contrasto e le distanze tra i figli dello stesso Padreterno? Anche perché, e su questo noi di youtvrs vogliamo aprire un dibattito, tutto può essere guardato, e persino spiegato, da due punti di vista. Chi ci dice che Primo, rimasto solo nella sua sofferenza e nel suo dolore, non ha avuto, ammesso che abbia delitto, ieri un complice che si chiama Stato? Uno Stato che si preoccupa di più di chi delinque venendo da lontano che di chi soffre essendo sempre rimasto dentro i confini del suo Paese?

(e.pi.)

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