La città marchigiana, dicono i magistrati, è centrale per le “cosche nere”
Un inquietante articolo nel numero di Panorama in edicola questa settimana mette in evidenza la città di Macerata come una delle basi della mafia nigeriana.
Nell’articolo si sottolinea prima di tutto come il procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, appena 20 giorni fa in un’audizione parlamentare ha definito la mafia nigeriana “l’organizzazione criminale attualmente più potente in Europa in forza della tratta di esseri umani e dello spaccio di droga”. E ancora “Per Cafiero De Raho «ha ormai articolazioni presenti in quasi tutte le regioni d’Italia e in quasi tutta Europa». Ma c’è una regione dove proprio la mafia nigeriana non deve esserci: le Marche e in particolare Macerata”.
Il pezzo di Panorama centra la sua attenzione sull’omicidio di Pamela Mastropietro: “Nessuno che abbia risposto alle cento domande poste dall’avvocato di parte civile Marco Valerio Verni, lo zio della povera ragazza, che si risolvono in un’affermazione: Pamela è vittima della mafia nigeriana. Ma il procuratore di capo di Macerata Giovanni Giorgio ha sempre negato questa eventualità. Oseghale è un cane sciolto: ha preso l’ergastolo e il caso è chiuso”. “Appena una settimana fa un’indagine partita dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari ha dimostrato che le Marche sono un crocevia della malavita nigeriana” recita a chiare note l’articolo che conclude con un riferimento al pentito di ’ndrangheta Vincenzo Marino al quale “Oseghale avrebbe confidato di essere affiliato alla mafia e di dover reinvestire i soldi della droga in case dove far prostituire le nigeriane”.
Infine, secondo Panorama, “nessuno ha prestato attenzione a un rapporto della Digos steso il 10 agosto 2016, subito dopo i funerali di Emmanuel Chidi Namdi. La Digos scrive che in Duomo, a pochi banchi dal governo italiano, «c’erano affiliati alla mafia nigeriana che rendevano omaggio al loro adepto»”.