L’intervista a Salvatore Asole, difensore, e a Fabio Anselmo, avvocato della famiglia di Pierpaolo
Un delitto d’impeto a sfondo sentimentale, Alessandrini si sarebbe invaghito sentimentalmente dell’amico e ad un suo rifiuto sarebbe scattato il raptus omicida. Michael Alessandrini racconta la sua versione sull’omicidio di Pierpaolo Panzieri.
Un movente passionale quindi, niente Ufo, niente purificazioni di esseri cattivi, ordinate dal dio pagano Jahve’, niente rivalità amorose per un’altra donna, o sfruttamento sessuale; la sua verità è stata svelata, questa mattina, davanti al Gup Gasparini nella seconda udienza questa volta era dove l’imputato era in aula. Una mattinata frenetica al tribunale di Pesaro, iniziata con l’arrivo alle 10,50 dell’imputato accolto da un silenzioso e nutrito capannello di amici con tanti cartelli con le immagini di Pierpaolo sorridente o intento a suonare. Continuato poi all’interno del palazzo di giustizia, dove tra fotografi e cronisti presenti e andi e rivieni degli avvocati dall’aula i fatti e i colpi di scena si sono snocciolati uno dietro l’altro. Inizialmente Alessandrini non doveva sottoporsi ad interrogatorio, ma solo rendere una dichiarazione spontanea, secondo strategia difensiva.
Ora si apre una nuova fase dove i periti possono rientrare in campo per definire meglio il profilo psicologico dell’imputato alla luce di quanto da lui stesso dichiarato.
