Dopo la chiusura della trattativa di cessione delle quote societarie, l’avvocato Clemente Severati rappresentante della cordata Di Matteo ci ha tenuto a ripercorrere gli ultimi giorni: “Porta ancora aperta”
Ieri mattina la nostra anticipazione (rileggi), in serata la conferma dal comunicato della Fermana. “Proseguiamo con l’attuale società”. Niente da fare, dunque, per l’imprenditore casertano ma oramai bolognese Nicola Di Matteo che tramite il suo intermediario Clemente Severati (avvocato e agente) ci ha comunque tenuto a ricostruire gli ultimi giorni.
Prima le premesse su Di Matteo che nel mondo del calcio aveva visto sprofondare la sua Imolese in Eccellenza, il Grosseto in Serie D e saltare la sua poltrona di Ad del Teramo nell’era Campitelli per una frase infelice. Che possa tutto ciò avere influenzato la Fermana? “No – secondo l’opinione di Severati -. La scorsa settimana, quando per la prima volta abbiamo incontrato i soci della Fermana, sono stato chiaro dicendo: se voi cliccate su internet usciranno degli articoli (‘La Camorra è una scelta di vita’ sarebbe stata l’uscita durante la presentazione al Teramo, ndr) ma quella fu un’affermazione distorta. Di Matteo vive a Bologna da 50 anni, è una persona solida e basta fare una visura camerale per capire che è il più pulito di tutti, le sue aziende di costruzioni in Italia e all’estero hanno zero euro di debiti. Alla Fermana abbiamo dato dimostrazioni con i fatti…”.
Allora, com’è andata? “Mercoledì 12 luglio – ha raccontato Severati – io e l’ingegner Di Matteo con suo figlio siamo stati ricevuti in via preliminare a Civitanova negli uffici assicurativi di Andrea Tubaldi che successivamente ci ha accompagnato alla clinica dei Simoni alla presenza del presidente Umberto e dell’amministratore Vinicio Scheggia. Il tramite? Un amico in comune di Federico Monticchiari (procuratore e dirigente nelle categorie minori, ndr). Un colloquio conoscitivo in cui si è parlato già di numeri. Dopo la diligence, ho scoperto un debito di quasi due milioni di euro. Venerdì mattina in fretta e furia ho fatto pervenire già una prima proposta per l’acquisizione del 60% delle quote, l’accordo era quello di collaborare , con Simoni che sarebbe rimasto alla presidente, con Tubaldi che avrebbe avuto un ruolo. Avremmo immesso denaro liquido per far fronte alle prime spese, ci saremmo accollati il debito sbattendoci tutti assieme per trovare altri sponsor. Sembrava fatta. Una cosa però non mi era chiara. Il signor Tubaldi mi parlava di aspetto sportivo, che lui avrebbe voluto mandare via Protti, che avrebbe voluto mandare via Andreatini, che aveva già pronto Galassi ds e un allenatore“.
“Dopo quattro giorni di zero contatti, arriviamo a martedì mattina. Parlo con Vinicio Scheggia, che mi sembra davvero una persona per bene, mi dice che c’erano forti possibilità che la trattativa potesse andare in porto chiedendoci però un ulteriore sforzo. Ho inviato così altra mail per garantire con il benestare di Di Matteo il cambio di fideiussione per il 60%, quindi dando 210mila euro sui 350 necessari per l’iscrizione. Alle 17.30 ci sarebbe stata la riunione dei soci, alle ore 19 mi chiama Tubaldi, pensavo per ufficializzare l’affare e invece il dg ha continuato con i suoi discorsi sul lato tecnico. ‘Ho già allenatore e direttore sportivo”, mi diceva. Mi ha dato una sorta di ultimatum. ‘Dobbiamo partire in ritiro’. Tubaldi è un direttore generale che però non ha mai parlato di bilanci, di numeri, ha soltanto parlato di calcio. Il giorno dopo, ossia ieri, Tubaldi mi manda messaggio per dirmi che i soci si sarebbero visti nel pomeriggio, ma alle ore 20 nessuno mi aveva ancora fatto sapere nulla. Così, semplicemente, ho inviato un’altra mail in cui mettevo fine a questa trattativa, scrivendo che Di Matteo si era ritirato”.
“Nella mail esigevo però che la Fermana non facesse alcun comunicato per screditare l’offerta concreta che invece era arrivata – ha continuato l’avvocato -. E invece è accaduto il contrario, alle ore 21.30 il club ha diffusa una nota in cui ha parlato di offerte non congrue. Non hanno avuto nemmeno il coraggio di chiamare e dire ‘No grazie’, non è stato un comportamento professionale. La mia idea? Non avrebbero venduto nemmeno se avessimo offerto un milione di euro. Siamo sicuramente arrabbiati per il trattamento, Di Matteo ci ha messo la faccia presentandosi personalmente a 70 anni. Se qualcuno della Fermana volesse continuare a dialogare noi siamo ancora aperti, ma stavolta vogliamo trattare con gente seria”.
