SERIE D – Dg protetto dalla politica, allenatore sarà esonerato oggi. Promesse del ds non mantenute, l’argentino inferocito ma si è svegliato tardi. Simoni, come ci si sente ad essere “traditi”?
Ruben Dario Bolzan è inferocito con il ds Michele Paolucci. Per la tarda mattinata l’allenatore argentino della Fermana è stato convocato in sede dalla società. Sa già cosa c’è all’ordine del giorno: l‘esonero. E allora il tecnico (ex) dei gialloblù ha perso ogni tipo di calma, quella sempre manifestata in queste settimane. Bolzan è pronto al confronto serrato con la dirigenza che lo sta scaricando (Paolucci-Ruggeri) nonostante le promesse non mantenute dal ds sui presunti giocatori in arrivo. Forse giungeranno al Recchioni nel 2025, ma per un altro mister.
Il dado è tratto. Ruben Dario è inchiodato dalla media punti e nessuno lo potrà salvare. La guerra è finita. L’ha vinta la politica con Ruggeri protetto e di conseguenza Paolucci al suo posto. Nella riunione odierna nessun abbraccio tra Bolzan e i dirigenti. Meglio mettersi il giubbetto antiproiettile… Insomma, ancora una volta lo slogan “Fermana nuova” è stato stropicciato, perchè il modus operandi è quello vecchio. Squadra scandalosa ma paga l’allenatore. Bolzan ha fatto la fine di Guido (Di Fabio) e Stè (Protti), pagando con l’esonero maggiori colpe di altri, mentre la casette rossa è il consueto ring di facce più o meno nuove. In memoria ci sono ancora Tintinelli, Ribichini, Galassi, Nori – cognomi meteore -, ora sono entrati nuovi vice-presidenti come Ferroni e Isidori (d’estate aveva rifiutato il ruolo di team manager). Competenze per essere operativi o solo un modo di metterli in vetrina per spillare loro altro denaro? Domande lecite, forse retoriche.
L’ultima domanda è per Pippo Simoni. Stavolta come ci si sente ad essere stato tradito? Marco Catalano, il suo uomo di fiducia, colui che ad agosto fu uno dei fautori del muro eretto nei confronti dell’imprenditrice romana Martina Fabriani, lo ha lasciato solo dimettendosi. Pippo mollato anche dagli amici, mentre il sindaco Calcinaro sino all’ultimissima riunione pre-Castelfidardo aveva pregato tutti: “Dai, collaborate…”. Non c’è stato verso.