“Nessuno ci ha chiesto di cedere la Jesina, quindi Chiariotti va avanti oppure chiudiamo”

Il presidente dei leoncelli nel post gara. Scatta la rabbia della piazza

di Giancarlo Esposto

Dopo partita amaro in uno stadio Carotti blindato dopo la retrocessione della Jesina in Promozione per mano del Monturano; massiccia presenza delle forze dell’ordine e un commissario di campo F.I.G.C. che si adopera, in prima persona, affinché tutto vada per il meglio. «La colpa è soltanto mia – ha dichiarato il presidente Chiariotti – non c’entrano allenatore, squadra, staff; mi sento in dovere di scusarmi con il pubblico, oggi più numeroso rispetto ad altre volte. La situazione non cambia: ci sono due alternative, nessuno ci ha chiesto di cedere la Jesina, quindi Chiariotti va avanti, oppure chiudiamo». Intanto fuori nessun episodio da segnalare, tanti i tifosi, tenuti prudenzialmente lontani dalle uscite dalle forze dell’ordine, una contestazione senza troppi eccessi. Del resto i tifosi della curva, tra i vari striscioni esposti, ce n’era uno che ribadiva che la curva non sarebbe comunque retrocessa. Un po’ di maretta all’uscita dei giocatori, scortati fino alle rispettive auto; parole grosse, insulti, ma i due cordoni di poliziotti hanno evitato qualsiasi contatto fisico. A meno di sorprese e colpi di scena, la società non cambierà, spetterà al presidente Chiariotti ripartire e dare un segnale importante, per portare la Jesina fuori dalle sabbie mobili di un campionato così basso, come non accadeva dagli anni ’30… del secolo scorso ovviamente.

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