“Nazareno con una erre sola. Così iniziò la nostra amicizia”

Il ricordo commosso del giornalista Verdenelli: dalla telefonata iniziale all’amicizia con i grandi Benvenuti, Mennea e Bordin. Le sue mani, tra cura e scultura, hanno attraversato un’epoca

All’inizio fu un errore tipografico a dividerci e poi unirci. Mi telefonò al solito infuriato/entusiasta: “Mi chiamo Nazareno con una erre sola, Nazareno Rocchetti”. Me ne sono ricordato quando prima di questa maledetta volta, ora, l’ho citato appena l’altro giorno in relazione alla morte di un suo grande, leggendario amico: Nino Benvenuti. Tutti i grandi dello sport italiano erano prima di tutto suoi grandi amici. Nino, Pietro Paolo, Gelindo e tanti altri ancora. Di Benvenuti conservava religiosamente, reliquia laica, il manicotto intriso del sangue versato dal grande pugile sul ring del Madison Square Garden di New York nel primo, selvaggio match che il 19 aprile 1967 tenne in piedi tutta l’Italia e consegnò a Benvenuti il titolo mondiale dei Medi strappato ad Emil Gtiffith. Glielo fece vedere, il manicotto (ero presente) Nazareno a Nino un giorno a Fermo allorché’ il campione e maestro di karate Remo Grassetti organizzò un incontro cui era presente tra gli altri un altro campione mondiale della boxe: Rocky Mattioli. E Rocky era un po’ anche il nome d’arte di Rocchetti dalla stretta di mano da…urlo. 

Nazareno, massaggiatore degli azzurri della federazione d’Atletica Leggera (FIDAL), lo conobbi di persona nella ‘sua’ Cingoli dove ogni inizio estate il collega carissimo Gianfiloppo Centanni organizzava con il popolare albergatore Enea Angelucci un premio sportivo nazionale: Il Battilardo d’oro. Con Rocchetti c’era un giovane veneto. Me lo presentò: era Gelindo Bordin. Sarebbe diventato olimpionico della maratona ed anch’egli leggenda azzurra. Gelindo era poi particolarmente legato a Rocky. Ospite spesso nella sua villa immersa nella campagna cingolana: a Santa Maria del Rango. Ed un giorno il grande Bordin si presentò in comune a Cingoli proponendo di tradurre in inglese in onore a Rocky la località. Il celebre campione olimpico fu naturalmente festeggiato, la pratica doverosamente avviata e…respinta. 

Quando parlava di Pietro, e cioè Mennea, dei suoi prodigiosi sforzi per superare se stesso inseguendo nuovi impensabili record, Nazareno si commuoveva. “Il dolore fisico era cosi forte che aveva bisogno di fisioterapia e massaggi anche nel cuore della notte ed io dormivo con lui. Anche a Città del Messico quando diventò detentore di un primato extragalattico sui 200 piani che per anni ed anni avrebbe resistito”.

Per Rocky dopo lo sport all star e la determinante assistenza al maratoneta ‘over’ Ulderico Lambertucci nel fantastico raid Treia/Macerata – Pechino nel nome di Matteo Ricci, ci furono altre grandi avventure personali. Le sue fortissime mani diventarono quelle di un artista proteiforme: scultore (il Cristo dal Balcone delle Marche) e pittore (tanti quadri suoi in tante gallerie).

Tra le atlete superstar seguite, Rocky pur apprezzando enormemente Valentina Vezzali, non poteva negarsi (me lo confesso’ ad un incontro pubblico a Macerata nel settembre del 2020) una spiccata simpatia personale per Giovanna Trillini. Fermo restando che di entrambe le campionesse olimpiche jesine era il fedelissimo massaggiatore.

L’ultima volta dei nostri tanti incontri? Allo stadio maceratese quando una sera si festeggiò la Maceratese in serie C. Arrivò in auto trasportando un grande olio: al centro i colori del fuoco, il suo elemento preferito, inestinguibile. Fino ad oggi. Addio, Rocky.

Oggi i funerali, dalle ore 16, nella chiesa di S.Esuperanzio a Cingoli. Il corteo muovera’ dal centro funerario Aeternum di Chiesanuova di Treia dove c’e’ stata l’interrotta visita dei familiari, dei tantissimi amici ed estimatori di Rocky.

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