Mosconi e il miracolo sfiorato: “Orgoglioso di aver allenato la Fermana, alla ricerca d’un calcio pulito”

Il mister e i playout accarezzati dopo una rimonta entusiasmante. “Margini d’errore erano minimi, ho visto gente coi lacrimoni ogni volta che vincevamo. Ricevute telefonate da Serie C, non ho ansie, aspetto il progetto”

Andrea Mosconi e la Fermana. 50 giorni, 8 partite, 11 punti nelle prime sei, zero nelle ultime due. Una clamorosa rimonta, la fuga del pupillo Niang con la Lucchese, i lacrimoni della laterale, la bomba di Nonge della Juve, il tridente del Pescara. Il miracolo accarezzato, un destino riacciuffato, poi i playout svaniti. Tre anni in uno, per il tecnico ex Samb, Tolentino e Fano, catapultato al Recchioni in Serie C. Fuori all’ultima curva, ma un percorso impensabile quando a marzo fu chiamato dal club canarino in enormi difficoltà.

L’omone umbro di residenza, ma oramai marchigiano di militanza, ha ancora il petto gonfio d’orgoglio, nonostante sia mancato il lieto fine: la retrocessione in Serie D ha infranto i sogni. “Mi è dispiaciuto per i tifosi che si meritano un altro tipo di calcio – ha detto “Mosco” – Fermo è una bella piazza con passione, dove il pubblico può fare la differenza. Sono stato orgoglioso di aver allenato qui, prendendo una squadra ultima da sei mesi e provando a fare il miracolo. Il margine d’errore purtroppo era minimo. Ad ogni nostra vittoria vedevo gente piangere, capivo che eravamo sulla strada giusta…”. Poi, purtroppo, alla penultima giornata l’Ancona vinse a Pescara mentre la sua Fermana soffrì tremendamente ad Alessandria con la Juve Under 23, perdendo. “Fu una mazzata… Abbiamo incontrato una Juve fortissima tecnicamente e fisicamente, non credo fosse un problema di pressione mentale dovuto al fatto che il destino era tornato nelle nostre mani. I termometri? Petrungaro quando strappa prende 20 metri a tutti, con la Juve non riusciva. Heinz ebbe i crampi al 65′ perchè le punte bianconere lo misero a dura prova. I miei cambi contestati? Soffrivamo molto a metà campo, anche dopo il pari di Sorrentino a fine primo tempo concedemmo subito due occasioni da gol. Così decisi di togliere Paponi e alzare Giandonato, che fino al venerdì si era allenato poco. Non potevo immaginare che si sarebbe fatto male Sorrentino (sull’1-1, canarini chiusero senza prime punte e Nonge raddoppiò a 10′ dalla fine quando ai gialloblu serviva vincere, ndr). La sconfitta col Pescara, quando non dipendeva più da noi, non la calcolerei. Non avevamo più leggerezza e spontaneità. Eravamo partiti comunque bene contro una squadra che a luglio doveva vincere il campionato. Troppo offensivi contro quel tridente? Ci è mancato il tempo di lavorare sull’equilibrio, il nostro non poteva essere un percorso normale. Dovevamo vincere sempre. Siamo arrivati all’ultima poco lucidi, avevamo fretta e cuore in gola. Un esempio? Carosso, da braccetto, andava a battere i falli laterale in zona offensiva. Non gliel’avevo mai chiesto. Ma ai ragazzi non posso rimproverare nulla. Anche la società si è comportata bene con me, il ds Andreatini che mi ha scelto era sempre presente e dopo le partite mi rapportavo con Gianfilippo SImoni. Avevo stralciato un contratto a Campobasso perdendo tanti soldi perchè ci credevo nonostante non ci fosse tanto tempo, io sono un tecnico da campo e non un diplomatico”.

E adesso, mentre la Fermana prova a salvare la Serie D, dove andrà Mosconi? E se con un progetto nuovo rimanesse in gialloblù lui che del girone F è un grande conoscitore? “Andrò alla ricerca di un calcio pulito e di condivisione – ha continuato Mosconi -. Voglio lavorare per star bene e far crescere i giovani. Non faccio una questione di categoria, anche se ho ricevuto telefonate da squadre di Lega Pro che mi hanno inorgoglito. Vorrei un ambiente familiare, dove io sia ben accetto. Un futuro alla Fermana? Chissà. Per esperienza dico che l’anno post retrocessione si porta dietro strascichi, bisognerà riconquistare l’ambiente con l’atteggiamento giusto. Parlando in generale, non sono un ansioso e non mi butterò allo sbaraglio. Il girone F di D non è semplice, non vinci tutte le gare solo perché ti chiami Fermana, anche se tutti avranno rispetto. Come mi son trovato in Lega Pro? Bene, per un tecnico è più facile perché non hai vincoli sugli under obbligatori. Ho ricevuto elogi da addetti ai lavori, sono stato a mio agio”.

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