Morto Mimmo Renna, profeta dell’Ascoli dei record

CALCIO – L’ex tecnico bianconero si è spento a 81 anni, guidò i marchigiani in serie A nella stagione 77/78

di Andrea Verdolini

Ai nostri, competentissimi lettori, diamo, per una volta un consiglio: quello di cliccare su questo link https://www.youtube.com/watch?v=rbDhoFvYhlo. Nell’ultima parte di questo breve filmato troverete quello che forse è il gol più spettacolare ed importante nella storia del calcio marchigiano (alla pari probabilmente con quello di Mirko Ventura nello storico spareggio di Perugia del Giugno 2000). Lo realizzò Giancarlo Pasinato che si impadronì del pallone al limite della propria area di rigore e con una progressione degna di una finale olimpica evitò 4-5 avversari e scaraventò un bolide che si insaccò in diagonale alla destra dell’impotente portiere del Bari. Era il 23 aprile, si giocava la 31a giornata del campionato di Serie B 1977/78 e con 7 turni di anticipo l’Ascoli guadagnò la promozione nella massima divisione. Alla fine di quella travolgente cavalcata la squadra bianconera totalizzò 61 punti, record che resterà imbattuto nei secoli. Con il regolamento attuale sarebbero stati 87 punti complessivi con 26 vittorie su 38 gare. A guidare quella straordinaria formazione c’era un autentico gentiluomo, Mimmo Renna, morto a Lecce ad 81 anni proprio nel giorno (destino beffardo) del confronto tra la squadra della sua città e l’Ascoli al quale era legatissimo. I ricordi sono appannati dal tempo (diavolo sono passati oltre 40 anni!!!), dalle immagini in bianco e nero e dagli scarni servizi che proponeva Domenica Sprint sul secondo canale di Mamma Rai ma quella squadra i “veterani” del Del Duca non la dimenticheranno mai. Sapeva coniugare un gioco straordinariamente spettacolare (realizzò pensate 73 reti con una differenza gol finale di +43) ad un’efficacia e concretezza, rara, anche per quei tempi. Aveva un direttore d’orchestra di eccezione, Adelio Moro, arcisprecato per la cadetteria, un portiere funambolico e mattacchione come Marconcini, una difesa granitica imperniata sui “rudi” Anzivino, Castoldi, Perico e Scorsa. Bellotto faceva la legna a centrocampo, Greco contribuiva a suggerire ed in avanti finalizzavano Ambu, Quadri, Roccotelli (l’inventore assoluto della rabona) e Zandoli. Era anche un campionato di alto livello con il Catanzaro di Massimo Palanca, il Monza di Silva che sfiorò la promozione e la solita “onesta” Sambenedettese. La squadra di Renna però era di un altro pianeta tanto che il Guerin Sportivo, in una memorabile copertina, intitolò “Mandiamo l’Ascoli a Baires” con riferimento agli imminenti Mondiali in Argentina dove comunque gli azzurri fecero un’ottima figura seppur le premesse non erano incoraggianti e l’Ascoli in fondo esprimeva il miglior calcio del Bel Paese. Il buon Mimmo restò anche l’anno successivo in Serie A togliendosi la soddisfazione di battere la “magna” Juventus di Trapattoni e chiudendo al decimo posto. Poi la sua carriera si sviluppò soprattutto al Sud e, giusto per fare un esempio, a Palermo ancora rimpiangono una squadra che aveva a centrocampo il giovane Gianpiero Gasperini, tanto per gradire. Forse avrebbe meritato la chance di una grande piazza metropolitana ma è quasi certo che per la sua indole, il suo carattere, il suo modo di intendere il calcio e la vita si trovasse meglio con Costantino Rozzi piuttosto che con Gianni Agnelli.

Alessandro Molinari
Author: Alessandro Molinari

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