Monia Ciminari, la super mamma di Civitanova con nove lauree: “Studiare è la mia forza motrice”

Passione, studio e famiglia: la storia della cinquantacinquenne marchigiana che ha fatto dell’apprendimento uno stile di vita

Monia Ciminari, 55 anni, originaria di Civitanova, ha raggiunto un traguardo straordinario lo scorso ottobre, conseguendo la sua nona laurea nel corso magistrale di Politiche europee e relazioni euromediterranee”. Un cammino di dedizione e passione che, in 19 anni, l’ha portata a ottenere anche un master, 9 lauree e due diplomi , il tutto senza mai trascurare i suoi numerosi impegni, tra cui quello di madre. L’abbiamo incontrata per approfondire la sua incredibile storia.

Cosa ti ha spinto a intraprendere così tanti percorsi di laurea?

É stata la passione per lo studio e per il sapere. Durante le mie giornate provo a conciliare i miei impegni familiari con quelli professionali. Il lavoro e la famiglia sono sempre al primo posto, poi appena ho un momento libero ci incastono tutti gli altri miei interessi. Tra cui il volontariato e, appunto, lo studio, che per me è un vero e proprio bisogno. Socrate diceva So di non sapere: questa è la mia filosofia. Il mio obiettivo è quello di perseguire un Lifelong learning, ossia cercare continuamente di formarsi per dare un futuro migliore sia a me che a mia figlia”.

Qual è stata la motivazione dietro la tua recente laurea in Scienze politiche?

“Avevo già intrapreso questo corso di studi quando, poco dopo aver iniziato, ho cambiato lavoro e adesso sono un funzionario in una pubblica amministrazione a Ravenna. E a quel punto ho capito che materie come Diritto Amministrativo, Diritto del Lavoro e Diritto Internazionale mi sarebbero state ancora più utili”.

Nella tua ultima tesi hai trattato i diritti umani e femminili. Cosa ti ha ispirato a scegliere questo tema e quali riflessioni hai fatto sulla sua evoluzione?

“L’ho intitolata proprio “Dai diritti dell’uomo ai diritti delle donne“. Ho parlato di tutta la normativa, da quella internazionale a quella nazionale più specifica. È un tema per me molto importante, perché la donna si occupa sempre di svolgere due lavori: quello professionale e quello di cura. Quest’ultimo è molto spesso nascosto e non adeguatamente valutato, quando invece è a tutti gli effetti un lavoro. Spesso la donna si trova costretta ad abbandonare i propri sogni per accudire la famiglia. Invece, quello che ho fatto io è stato di provare a portare avanti tutte e due le cose, perché sia la carriera sia la famiglia sono di assoluta importanza per me. Bisogna ricordarsi sempre che una donna realizzata è una donna che produce di più, sia in ambito lavorativo che in quello familiare. Oltre all’aspetto giuridico ho parlato anche dell’aspetto relazionale, la narrazione della donna che è importante che venga ascoltata, anche nell’ambito della violenza di genere. Le leggi ci sono e forse anche troppo, ma bisogna iniziare ad applicarle e a responsabilizzarsi”.

Cosa rappresenta per te l’associazione Donne di Carta con la quale collabori e quali progetti ci sono in corso?
“L’ultimo incontro è stato a Bastia Umbra. È stato un momento per ritrovarsi e fare il punto sulla situazione. Ogni volta impariamo a memoria dei pezzi significati di libri che ci aiutano a connetterci con i nostri sentimenti e le nostre emozioni. E allo stesso tempo divulghiamo ciò che noi chiamiamo le Coperte: simbolicamente ci mettiamo sotto questa coperta e andiamo a riscoprire determinati pezzi di libri che poi andiamo a recitare. Non è tanto una recita teatrale ma piuttosto emozionale. È a tutti gli effetti una condivisione. Nell’ultima coperta, ho portato anche una mia poesia dal titolo Non aver paura. Un tema che si collega direttamente al 25 novembre, che è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e che mi sta particolarmente a cuore”.

La tua passione per lo studio sembra essere una tradizione familiare. In che modo tuo nonno ha influenzato il tuo amore per la conoscenza?

“Non ho mai avuto la possibilità di conoscere mio nonno, scomparso durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Recentemente, però, ho avuto l’opportunità di riscoprire la sua storia. Non sapevo che, come me, anche lui riuscisse a conciliare lavoro e studio con grande determinazione. Ho scoperto questa somiglianza mentre conducevo una ricerca storica con il Centro Studi Civitanovesi, di cui faccio parte. È stato un momento intenso e commovente, che mi ha permesso di sentirmi più vicino a lui e di apprezzare ancora di più le sue scelte di vita.”.

Angelica Mancini
Author: Angelica Mancini

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