Il tecnico del Bologna sta combattendo con la leucemia e domenica è andato in panchina con la sua squadra. Un grande ex pallavolista, avendo superato il grave problema, lo incita a non mollare. Il presidente Aiac Marche Ortolani: “Lo sport mi ha aiutato a superare la sofferenza”
di Michele Raffa
“In bocca al lupo e un abbraccio sincero Sinisa. Testa alta come sempre campione e fai vedere a questa malattia di merda chi è abituato a vincere. Tifo per te”. Così Jack Sintini scrisse sul suo profilo twitter quando Mihajlovic rese pubblico di essere stato colpito dalla leucemia. L’ex pallavolista, con un trascorso importante nella Lube, sa bene cosa sta affrontando l’allenatore del Bologna. Nel giugno del 2011 gli fu diagnosticata la malattia, dieci mesi dopo riottenne l’idoneità per tornare sotto rete e continuare a vincere.
L’immagine di Sinsa Mihajlovic al Bentegodi di Verona, segnato in volto, con un cappellino in testa e un evidente cerotto all’altezza del collo ha fatto il giro del web e non solo. Inutile negarlo, vederlo dopo appena 40 giorni di chemioterapia accanto ai suoi uomini all’esordio in campionato, era quello che speravamo tutti dopo la fatidica conferenza stampa del 13 luglio. “E’ stata una scena bellissima – dice Sintini – Vederlo nuovamente lì è stato un segnale stupendo. Spesso dobbiamo ringraziare gli sport maggiori, i media e le telecamere che mettono sotto la luce dei riflettori simili personaggi, veri e propri esempi di vita che permettono ad altre persone di avere voce su tematiche molto delicate. Lui, domenica, scendendo in campo ci ha rappresentato tutti. E la sua presenza testimonia che durante le cure, seppur troppo invadenti, la vita procede regolarmente. Si è sempre sotto osservazione dei medici. Spesso, quando mi era concesso, andavo al cinema o a seguire gli allenamenti di mia figlia. Mihajlovic invece, in un modo o nell’altro si è aggrappato al suo amore per il calcio continuando ad allenare. Come mi è apparso? Provato, ma è normale. Dovrà sicuramente sottoporsi ad altri cicli di chemioterapia prima di rivedere il Sinisa che tutti conosciamo. E son certo che ce la farà”.
Capita sempre, a chi ha lo sport nel sangue, di accostare la vita a un evento o a una competizione. Come qualsiasi passione che si rispetti, inconsciamente già ci appartiene e può essere la vera ancora di salvezza quando tutto sembra andare a rotoli. “La pallavolo mi ha aiutato tantissimo – afferma l’ex pallavolista della Lube – Non potevo praticarla, ma viverla grazie a mia figlia e alle persone vicino che appartenevano a quel mondo è stato fondamentale. Lo stesso discorso vale per Mihajlovic e tanti altri che come noi hanno o stanno combattendo questa malattia. Con l’associazione, quando giriamo gli ospedali e regaliamo doni ai bambini, siamo consapevoli come come anche loro, che un semplice gioco non ti cambia la vita, ma per qualche ora ti permette di sorridere e pensare a tutt’altro”.
“Sinisa da gran guerriero involontariamente ha voluto trasmettere un messaggio chiaro, mettendoci di fronte una dura realtà, che spesso si tende a nascondere. Lui invece c’ha messo la faccia consapevole di avere tutti gli occhi del mondo addosso, nel tentativo di dimostrare che questa malattia ti abbatte sì, ma finché non viene distrutta del tutto ci si può convivere lottando. Ed è questo il messaggio che voglio lanciare: continuiamo a raccontarci le nostre esperienze senza nasconderci e tirare fuori il meglio di noi stessi per aiutare anche gli altri. La ricerca medica sta facendo passi da gigante per contrastare queste malattie e ogni minimo contributo è fondamentale per salvare vite”.

Spostando lo sguardo in casa “nostra”, un altro uomo di sport che ha dovuto superare un momento difficile è Angelo Ortolani, scosso dalla morte prematura di sua moglie. L’attuale allenatore del Cupramontana e anche presidente dell’Aiac Marche, si è aggrappato alla sua passione, il calcio, per superare le difficoltà che la vita gli ha posto davanti. “Mihajlovic ha avuto un grandissimo coraggio. Il calcio, così come la vita, viaggiano su binari paralleli con un’unica eccezione: nel calcio si può scegliere, nella vita no. In momenti difficile, ciascun essere umano è in grado di tirar fuori energie inaspettate che danno ancora più forza rendendolo una persona migliore. Bisogna essere forti e coraggiosi. A differenza di Sinisa (e di Jack Sintini aggiungerei ndr), non ho vissuto sulla mia pelle la paura di lottare tra la vita e la morte, ma la sofferenza che si prova nel perdere una persona molto cara in una tragedia come quella capitata a mia moglie, ti lacera dentro. Ripartire per me è stato vitale, in queste situazioni o ti lasci andare o reagisci. A Mihajlovic, a nome mio e dell’Aiac Macerata, esprimo la massima vicinanza con la speranza che guarisca presto dimostrando per l’ennesima volta il guerriero che è ed è sempre stato”.
