Mazzone, Perugia ricorda commossa il mister che batté la Juve il giorno ‘del diluvio’

L’impegno morale e il talento del sor Carletto resteranno una pagina monumentale nella storia del calcio italiano. Al ‘Curi’ il 14 maggio 2000 di gioco’ una partita epica e sopratutto per la credibilita’ del calcio nazionale. La testimonianza di un grande inviato de ‘La Gazzetta dello Sport’

14 maggio 2000. Per dirla con Fabio Concato una ‘domenica bestiale‘. La domenica del diluvio universale sul campionato italiano, tettemotato al solito, giunto sll’ultima decisiva giornata. Quella domenica da OK Corall la ricordo bene. Chi, peraltro come me perugino con il Grifo nel cuore, puo’ dimenticarla? Pioveva tantissimo sul ‘Curi’ come quella domenica 30 ottobre del 1977 indimenticabilmente tragica quando se ne andò per non lasciarci piu’ Renato Curi. Contro il Perugia di Carlo Mazzone giuocava ancora la Juventus su un terreno diventato pesante, difficile che richieeva ai 22 uomini tutte le risorse possibili: per i bianconeri la posta in palio, con i 3 punti, era il titolo di campioni d’Italia.

E ricordo ancor meglio la vigilia, il 13 maggio, non solo perche’ coincideva col mio 51esimo compleanno ma perche’ fui testimone presago di quella che sarebbe passata il giorno dopo come una delle giornate cult della storia del calcio italiano, sopratutto per la Lazio che nell’occasione conquisto’ il secondo scudetto.

Le telefonate infuocate di Luciano ‘l’Uragano’ (al secolo Gaucci, presidente del Perugia) erano cominciate quasi subito dopo l’ennesimo ritiro. ‘Lo Spedalicchio’ di Ospedalicchio (a segnalare l’antica esistenza di un lazzaretto/ospedale nella vicina Collestrada dov’ era stato curato San Francesco ferito nella battaglia contro i perugini) a Bastia Umbra aveva sostituito la classica location del ‘Posta’ di Norcia. Hotel che ospitava di solito la preparazione pre-campionato dei grifoni e pure i non rari momenti non facili che succedevano a partite che Gaucci non riteneva all’altezza della squadra. “Spesso anche nell’intervallo di una stessa partita, concluso in svantaggio il primo tempo, bastava ricordare i ben noti ‘provvedimenri’ del presidente per vedere i ragazzi tornare in campo con spirito diverso” ha ricordato qualche anno fa a Macerata, ad Overtime, Serse Cosmi, tra i successori di Mazzone sulla panchina del Grifo. 

L’uragano Luciano dalla Capitale, alla vigilia dell’ultima giornata di un campionato squassato da roventi polemiche, comincio’ dunque a spirare fortissimo sull’ascolano ‘de Roma’, il sor Carletto. Che da parte sua reggeva fortissimo, tradizionalmente a difesa dei ‘suoi’ ragazzi.”Se perdiamo con la Juventus, io certo non potro’ uscire da casa per 3 mesi qui a Roma (Gaucci era stato v.presidente della Roma! ndr) dove la meta’ tifa per la Lazio ma la squadra in ritiro poi la porto in Cina!”. Il ‘sor Magara’ si comporto’ da ‘torre che non crolla’, dichiararono le ‘fonti’ in hotel. Talvolta, e’ naturale, pure abbozzando. E considerato che il presidente telefonava pure a pranzo, sembra che poi il mister talvolta si sfogasse lanciando qualche mandarino (o frutta similare) in aria per scaricare la tensione. Naturale. Intanto la concentrazione, la rabies agonistica dei grifoni innescata dall’uragano Luciano -che col passare dei giorni acquistava sempre piu’ intensita’ e ‘grado’- emersero nella preparazione lungo tutta quella ‘settimana di passione’. Registrata dai numerosi inviati dei giornali a Bastia Umbra. Emersero insieme con il rigore, il talento di un allenatore straordinario: Mazzone. 

Poi il sabato 13 accadde che festeggiai il 51.esimo genetlia con l’amico di una vita, Lucio Biagioni (allora capo dell’ufficio stampa della giunta regionale umbra) ed altri  a casa di Spartaco Ghini, in via dell’Aquila. Spartaco, presidente del ‘Perugia dei miracoli’ -alla cui corte fu pure Paolo Rossi- arrivo’ piu’ tardi. Era stato all’albergo della Juventus, nel ritiro di Foligno. Della societa’ bianconera, Ghini era sincero amico. Ma con amarezza dalla visita, riporto’ un’impressione estremamente negativa. Che mi confido’ sprofondato nella grande poltrona di pelle marrone scuro davanti all’antico camino al centro dell’appartamento che dominante la citta’ nel punto piu’ alto di Porta Sole. Il giorno dopo i grifoni, con un gol di Calori, vinsero meritatamente una partita regolarissima arbitrata dal ‘principe’ dei direttori di gara, Pierluigi Collina. Il qualeh data la situazione contingente (ultima e decisiva partita di un campionato ‘bollente’) decise per un intervallo molto prolungato a causa del meteo. In questo contesto, si perse di attribuire con giustizia a mister Mazzone l’immenso merito di aver preparato da autentico maestro una squadra di ‘no superstar’. Che sconfisse senza ombre di dubbi la Juventus di Carlo Ancellotti.

Tuttavia e comprensibilmente il sodalizio con Gaucci non ebbe vita lunga: troppo eccezionalmente forti i caratteri dei due protagonisti. Entrambi, fra tanti strilli e mugugni, rappresentavano in ogni caso un modello vincente non disgiunto da profondo rapporto umano. Lo disse ai giornalisti ‘a caldo’ lo stesso Mazzone subito dopo l’addio consensuale con Gaucci tra baci e abbracci. Tra Perugia ed Ascoli in auto, al rientro a casa con la moglie (zia dei colleghi Andrea, e dell’indimenticabile Bruno Ferretti) Mazzone dichiaro’: “Con il presidente ci siamo stimati e qualche volta pure voluti bene”.

Da Perugia, via Monaco di Baviera dove vive, la commossa testimonianza di Marco Degl’Innocenti, gia’ grande firma de La Gazzetta dello Sport (suo li scoop di Cruyff al Barcellona), amico personale di Schumacher e Gianni Agnelli (gia’ p.r Fiat in Germania). “Di Carletto ho ugualmente bellissimi ricordi. Quelli dell’Ascoli portato in Serie A, dell’Ascoli di Costantino Rozzi. Quante volte ci sono stato, al Del Duca! Quanti fine-settimana risalendo e riscendendo la Salaria, da Roma, pernottando all’Hotel Marche, con i ragazzini dell’Alberghiero che servivano ai tavoli. Quanti pranzi con Carletto al Gallo d’Oro, se non ricordo male il nome del ristorante. E in  alcune occasioni anche a casa sua. Per anni ho ricevuto il suo cartoncino di auguri natalizi. Poi non ci siamo più né rivisti né sentiti. Per sempre. Peccato. Ma è davvero bello leggere i commenti di tanti colleghi, famosi e meno, dopo la sua morte. Perché in tutti, come nel tuo, c’è soprattutto l’affetto sincero per una Bella, Grande Persona ed il ricordo di un calcio che “magara” allora non era neppure tanto meglio di com’è adesso, ma  sì, diciamolo, un po’ meglio lo era: “magara” riaverne oggi altri come il Sor Carletto”.

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