“Oltre al dolore, tanta rabbia”. Tramite l’avvocato Leonardi una nuova richiesta per l’apertura delle indagini al Tribunale di Bari
Un Frecciargento alla massima velocità non annunciato in stazione, telecamere di videosorveglianza “non funzionanti” e la scatola nera del treno scomparsa. Giordano Perini torna a dare voce a suo figlio Mattia, scomparso il 9 gennaio 2020. Aveva 16 anni quando un treno lo ha travolto alla stazione di Loreto dopo la scuola. Giordano non si è arreso e dopo la seconda archiviazione avvenuta la scorsa estate (luglio 2024), ora, con l’avvocato Riccardo Leonardi, continua a combattere per la verità. Questa volta si sono rivolti al Tribunale di Bari.
Le indagini conclusero che il giovane civitanovese non si fosse accorto dell’arrivo del Frecciargento sul binario mentre lo attraversava. Nessun colpevole, dunque. “Io sto andando avanti con lo studio legale di Ancona – afferma Perini – e insieme stiamo cercando di poter riaprire le indagini perché le due archiviazioni del Pm Serena Bizzarri, insieme al gip Carlo Masini, hanno delle mancanze”.
Perini fa riferimento proprio al giallo della scatola nera del treno mai visionata e i filmati delle telecamere di videosorveglianza scomparsi. “Nei primi articoli di giornale successivi all’incidente – continua Perini – la Polfer ha affermato che non si è trattato di un gesto volontario proprio grazie alla conferma delle immagini delle telecamere. Filmati che poi sono spartiti. Tutto è stato archiviato senza fare ulteriori indagini, ma non mi arrendo”. Ai genitori e al sindaco, infatti, era stato detto che le immagini erano state visionate, mentre agli atti risulta che non solo non funzionavano quel giorno, ma erano fuori uso dal 2009.
Inoltre, secondo una perizia di parte, il treno che travolse Mattia Perini sarebbe andato più veloce del consentito in quel punto (a 150 km/h, mentre il limite è di 120 km/h): “Era in ritardo di 5 minuti e cinque testimoni confermano che non era stato annunciato in stazione. Già questo basterebbe per riaprire la vicenda sul penale e gli indagati sarebbero i due macchinisti. Invece hanno sorvolato” – dice amareggiato Perini. “Io non mi fermo perché non è giusto che a distanza di 5 anni un papà non deve sapere come siano andate le cose. Oltre al dolore provo tanta rabbia”.
Il treno non era stato annunciato in stazione, era in ritardo di cinque minuti ed è passato alla massima velocità. Questa è la verità omessa sull’accaduto secondo Giordano Perini: “Mattia non me lo ridà nessuno ma voglio la verità, gliel’ho promesso. Solo le telecamere potevano confermare tutto, guarda caso quando le hanno viste e hanno scoperto che il treno non era stato annunciato, hanno detto che non erano più funzionanti. Allo stesso modo la scatola nera del treno è scomparsa”.
“Davanti al giudice ho chiesto alla Pm che fine avesse fatto la scatola nera. Non ho ricevuto risposta. Poi ho chiesto: ‘se fosse stato suo figlio avrebbe archiviato con così tanta facilità scrivendo imprudenza o avrebbe voluto sapere come mai telecamere e scatola nera sono scomparse?’ Non ha risposto e neanche mi ha guardato in faccia. Questo mi ha dato ulteriore conferma che c’è qualcosa che stanno nascondendo”.
Giordano Perini e il suo legale hanno contattato i cinque testimoni e stanno provando a presentare un’istanza al Tribunale di Bari per riaprire le indagini. Il servizio di videosorveglianza della linea Adriatica, infatti, è gestito da Bari.
