Anche numerosi enti locali, con una significativa presenza di amministrazioni marchigiane, hanno aderito all’iniziativa
di Gioele Pincini
Si è svolta in un clima di forte partecipazione e coinvolgimento emotivo l’edizione 2024 della storica Marcia Perugia-Assisi. Migliaia di cittadini, provenienti da ogni parte d’Italia, hanno preso parte all’evento per ribadire la richiesta di pace nel mondo e per il rispetto dei diritti umani. Anche numerosi enti locali, con una significativa presenza di amministrazioni marchigiane, hanno aderito all’iniziativa.
La marcia di quest’anno ha avuto una rilevanza particolare, in un momento in cui l’attenzione è fortemente rivolta alle guerre in corso, come quelle in Ucraina e Palestina, che destano grande preoccupazione per il rischio di ulteriori escalation. I partecipanti hanno sottolineato la necessità di fermare questi e gli altri conflitti attualmente in corso, con l’obiettivo di garantire un futuro di pace e dignità a livello globale.
Diversi esponenti politici e istituzionali hanno preso parte alla manifestazione, segnando un ritorno della politica attiva all’evento dopo alcune edizioni in cui la presenza era stata ridotta.
Durante gli interventi che hanno accompagnato la manifestazione, è stato lanciato un chiaro appello contro l’incremento delle risorse destinate alla difesa e alla produzione di armamenti. Come ribadito dal Presidente della Fondazione Perugia Assisi, i fondi pubblici dovrebbero essere destinati alla sanità, al welfare e ai servizi sociali, piuttosto che alle spese militari. Questo messaggio ha trovato un forte eco tra i partecipanti, che auspicano un’inversione di rotta nelle scelte strategiche dei governi, promuovendo la diplomazia e la risoluzione pacifica dei conflitti.
Tra i rappresentanti delle istituzioni, il Vice-Presidente del Consiglio Regionale Maurizio Mangialardi:
Qual è stato, secondo lei, l’aspetto più significativo dell’edizione di quest’anno della Marcia Perugia-Assisi?
Innanzitutto la grande partecipazione: migliaia di persone in marcia, oltre 100 enti locali (tra i quali anche l’Assemblea Legislativa delle Marche) appartenenti al Coordinamento per la pace e i diritti umani con Sindaci, assessori alla pace, consiglieri comunali, consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari. Inoltre, credo sia stata rilevante la presenza dei leader politici, che negli negli anni scorsi (in particolare nelle edizioni 2022 e 2023) erano invece assenti: ricordo bene la sensazione all’epoca di marciare per così dire “in solitario”. Mi guardavo intorno e non vedevo nessun esponente politico né istituzionale – tranne rarissime eccezioni. Sabato, invece, c’erano i leader nazionali: del Movimento 5 Stelle, di Sinistra Italia e anche per il Partito Democratico, in rappresentanza del quale era presente la coordinatrice della segreteria nazionale Marta Bonafoni, oltre agli europarlamentari Camilla Laureti e Matteo Ricci.
Come pensa che la politica possa rispondere concretamente alle richieste di pace emerse durante la marcia?
In tanti modi e in tanti aspetti, ma ne vorrei sottolineare uno in particolare: bloccando la strategia di aumento delle spese militari adottata dal Governo Meloni. Come ha giustamente affermato il Presidente della Fondazione Perugia Assisi Flavio Lotti nella sua splendida relazione introduttiva: “Lo ripetiamo a chi dovrà votare la prossima legge di bilancio: Non un soldo per la guerra! Cura non bombe!”
Crede che l’attuale impegno politico per la riduzione delle spese militari sia sufficiente o ci sono ulteriori azioni da intraprendere?
Sarà necessario su questo costruire nei prossimi mesi una mobilitazione importante. Il diktat della NATO, che chiede ai Paesi membri di portare la spesa militare a un rapporto di almeno il 2% rispetto al PIL, è da respingere con forza: piuttosto, bisognerebbe tagliare le spese militari investendo in altri ambiti, in particolare nella sanità come in Consiglio Regionale delle Marche abbiamo suggerito al Governo attraverso l’approvazione della mia Proposta di Legge alle Camere che stabilisce di portare al 7,5% il rapporto tra spesa sanitaria e PIL. Non solo, bisogna anche impedire il tentativo di deregolamentare l’export di armi: il Governo Meloni sta tentando di allentare le regole per permettere una circolazione indiscriminata di strumenti di morte anche in Paesi coinvolti in conflitti bellici, una iniziativa sbagliata e inaccettabile che contrastiamo con forza.
In che modo gli enti locali delle Marche, molto presenti alla marcia, possono dare un contributo concreto per promuovere una cultura di pace?
Innanzitutto promuovendo iniziative di sensibilizzazione, in particolare nelle scuole. Esistono già realtà importanti come l’Università per la Pace e la Scuola di Pace “Vincenzo Buccelletti” che vanno sostenute con forza, anche attraverso adeguati finanziamenti. Anche a livello locale sono state svolte molte marce, non da ultimo quella di Urbino Domenica scorsa 22 Settembre, oltre alle tante mobilitazioni organizzate dall’Università per la Pace sul tema dei conflitti in Ucraina e Palestina. Dovremmo anche riscoprire i grandi autori e pensatori marchigiani, penso in particolare a Maria Montessori che sulla pace ha scritto pagine fondamentali e di grande profondità.