Maltignano congeda il suo dottore, Stramenga va in pensione

Ben 39 anni ininterrotti di cure e amore per i pazienti

ll consiglio comunale di Maltignano ha pubblicamente e ufficialmente ringraziato il dottor Carlo Stramenga per il suo lavoro prezioso di medico di famiglia a Maltignano per 39 anni ininterrotti e che adesso è andato in pensione. La benemerenza è stata istituzionalizzata con la consegna di una targa ricordo e con una specifica delibera comunale.

“Ringrazio i consiglieri comunali presenti, anche per avere condiviso questa scelta, Don Adam per avere messo a disposizione il teatrino parrocchiale per questo evento, i ragazzi de “Il salottino del Torchio” per l’organizzazione e tutti i concittadini presenti- ha sottolineato il sindaco Armando Falcioni – Chi più del medico di famiglia, nel senso letterale della parola perché proprio il senso di famiglia era quel sentimento di solidarietà che avrebbe potuto salvarci durante la pandemia, poteva rappresentare l’ancora di salvezza. Anche per un Sindaco, autorità sanitaria competente per legge e che doveva essere, e speriamo lo sia stato, il garante della salute pubblica- prosegue Falcioni – La luce dell’ambulatorio accesa fino a notte tarda, la clinica applicata ai nostri pazienti invece della carta da riempire in fretta, la competenza come pochi, sono tesori che noi conserveremo e sono certo trasmetterà come eredità ai valenti colleghi che ora lo sostituiranno– sottolinea il primo cittadino – Viviamo una modernità che tende a dimenticare, a dare tutto per ovvio e per scontato, che rinnega il passato e non progetta per il futuro vivendo un eterno presente, che tralascia, o peggio talvolta nega, che anche nella società, e quindi anche in una piccola comunità come la nostra, piaccia o non piaccia, esiste una gerarchia di ruoli dove ci sono figure che determinano e migliorano lo stato di convivenza ed il benessere generale.

“Questo consiglio comunale suggella tutti quegli anni di grande professionalità, dal nuovo nato che veniva al mondo, ai suoi genitori che volevano rassicurazioni, al paziente timoroso di una malattia che hai curato, all’anziano che con la scusa del mal di schiena voleva avere cinque minuti di conforto, fino a colui che era a fine vita a cui era sufficiente solo una stretta di mano ed una parola di rassicurazione. Se ancora viviamo in una piccola teca di cristallo, forse minata e smembrata dal terremoto, allentata socialmente dalla pandemia, ma che ancora conserva quei valori tipici del lento passo di paese, se ancora suoni, odori, colori caratterizzano il nostro quotidiano, lo dobbiamo anche a lui” conclude il primo cittadino maltignanese.

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