Maceratese, che dobbiamo fare?

CALCIO BIANCOROSSO – L’opportunità di ripartire con Canil sembrerebbe essere più unica che rara: è la politica maceratese a ostacolare l’approdo dell’imprenditore veneto nel capoluogo?

di Andrea Busiello

Tutto tace sulla sponda Matelica-Macerata. Il presidente Mauro Canil ancora non ha sciolto le riserve e prosegue nel suo silenzio stampa. La situazione è chiaramente delicata ma i maceratesi meritano di sapere qualcosa circa il futuro calcistico. L’opportunità rappresentata da Mauro Canil, lo diciamo da giorni, rappresenta un treno più unico che raro per la Maceratese. Ma c’è qualcosa che non torna. Con ogni probabilità a bloccare l’operazione c’è di mezzo la politica. Altrimenti non si spiega. Ricapitoliamo la storia. Canil difficilmente potrà continuare a fare calcio di un certo livello a Matelica. E le motivazioni sono due principalmente: il tessuto sociale della piccola cittadina dell’alto maceratese non riesce ad aiutare l’imprenditore veneto in un percorso che potesse ambire ai professionisti. Nessuno ha la capacità di aiutare Canil nel mandare avanti una serie D impegnativa come quella portata avanti da anni dal patron: se il budget complessivo si aggiri intorno al milione di euro all’anno probabilmente non ci stiamo sbagliando di molto. E Canil da solo sembra, comprensibilmente, essere stufo di andare avanti. In più, l’altro ostacolo (e in questo caso assist per Macerata) è lo scarso feeling, per dirla soft, con l’amministrazione comunale matelicese. Macerata è da un anno senza la squadra di calcio e un’occasione del genere sembrerebbe più unica che rara. Quali sono i motivi che frenano lo spalancare le porte a un imprenditore solido di tale portata, un uomo appassionato di calcio e determinato ad arrivare tra i professionisti? Tutti ingredienti che porterebbero razionalmente ad essere entusiasti nell’ospitare un soggetto di tale caratura. Ma Macerata nicchia. Probabilmente alla politica maceratese la presenza di Canil non va troppo a genio. Allora forse sarebbe più agevole “obbligare” l’Helvia Recina a diventare Maceratese. Far ripartire i colori biancorossi dalla Promozione e con zero possibilità di approdare tra i professionisti. Ma con le enormi difficoltà che incontra il calcio nostrano, non sarebbe bello confluire e remare tutti per avere una grande Maceratese? Il Matelica senza Canil andrebbe nell’anonimato. O al massimo farebbe la Prima categoria, con ambizioni, con il Fabiani. La Sangiustese ha messo all’asta la società e sembra essere in affanno con il rischio di non ripartire nemmeno. Non sarebbe meglio per tutto il calcio provinciale avere una bella squadra che ambisca a livelli di calcio importante? Perché queste cose non riescono? Eppure non si troverebbe un maceratese che avrebbe motivo per mettere i bastoni tra le ruote a Canil. E l’operazione sarebbe comunque merito del primo cittadino. Perché tutto questo silenzio? Macerata, i maceratesi e tutti gli sportivi meritano di ricevere risposte concrete a queste domande.

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