CALCIO – L’imprenditore veneto sarebbe andato nel capoluogo solo in caso di serie C. In serie D ha preferito non spostarsi da Matelica
di Andrea Busiello
Sono state settimane frenetiche per Mauro Canil e per la possibile ripartenza della Maceratese. Il puzzle della storia sembrerebbe chiaro. Il presidente del Matelica voleva giocare in Lega Pro all’Helvia Recina, chiaramente poi cambiando nome con qualcosa dove fosse comunque presente la Maceratese. Pur sapendo che le norme federali non prevedevano questa opportunità (se non con una fusione con una squadra di Macerata, cosa che Canil avrebbe scartato a priori) il numero uno del Matelica si è recato a Roma chiedendo ai responsabili della Federazione una deroga. Dalla federazione la risposta è stata secca: “Nessuna deroga”. A questo punto il piano B poteva essere quello di fare comunque la serie D a Macerata ma il numero uno matelicese non se l’è sentita di cancellare la storia della Ss Matelica e trasportare la matricola nel capoluogo. Condivisibile? Le opinioni sono le più disparate e le motivazioni anche ma alla fine Canil serie D per serie D avrebbe deciso di rimanere a Matelica senza spostarsi nel capoluogo. Vuoi per la convenzione in essere con il Comune dove il Matelica riceve oltre 40 mila euro annui, vuoi perché l’azienda del presidente è a Matelica fatto sta che Macerata si ritrova senza poter sfruttare questo treno. Ragionare su un percorso provinciale dopo aver vinto il campionato di D sembra piuttosto utopistico ad oggi. Perché vincere non è semplice e per farlo bisogna investire da subito fior fior di soldi. E, anche per reperire sponsorizzazioni, un conto è chiamarsi Maceratese e un altro è chiamarsi SS Matelica. Sicuramente Macerata avrebbe sperato di essere preferita a Matelica a parità di categoria, ma queste sono le scelte. E vanno rispettate.
