“Luca Nardi grande talento, l’ho visto crescere: lavoro speciale della Fit”

Il vicepresidente del Coni Marche, Giovanni Battista Torresi, commenta l’exploit del tennista pesarese che ha battuto Djokovic in California

«Una vittoria che fa rumore, ma non sono del tutto sorpreso. Effetto Sinner? No, è la federazione ad aver programmato bene». Così il vicepresidente del Coni Marche, Giovanni Battista Torresi, commenta l’ultimo exploit del tennis italiano e l’ennesimo di uno sportivo marchigiano. Luca Nardi ha infatti battuto stanotte il numero uno del mondo Novak Djokovic al torneo di Indian Wells, in California. Una vittoria di assoluto prestigio per il pesarese classe 2003. Il successo di ieri notte lo lancia al 95esimo posto nel ranking Atp, un ulteriore successo nel quarto turno – avversario Tommy Paul, statunitense già numero 12 del mondo – lo proietterebbe addirittura nei primi ottanta.

Roba da stropicciarsi gli occhi. Per il sonno, visto che Luca ha giocato a notte fonda, ma anche per il repertorio con cui ha scardinato il Djoker: palle corte, cambi di ritmo, grande mobilità, vincenti da entrambi i lati del campo. Una vittoria che ha shockato gli addetti ai lavori, ma non il vicepresidente del Coni regionale, già tecnico federale e “chioccia” di Nardi nei suoi primi anni con la racchetta in mano. Non capita tutti i giorni che un giocatore fuori dai primi cento batta il tennista più titolato della storia, ma Luca «i mezzi tecnici li ha sempre avuti – rilancia Torresi -. Tutti avevamo visto in lui le potenzialità del giocatore professionista. Ricordo quando da tecnico federale delle Marche lo accompagnai a Braga (in Portogallo, ndr) per un torneo giovanile. Allora perse la finale da un coetaneo francese, ma dimostrò grande attitudine. Lo conosco da quando ha otto anni, l’ho visto crescere, si è sempre intravisto il suo talento. Avevo capito che poteva sfondare. La strada per lui è ancora lunga – precisa -, ora deve dimostrare sul campo di poter valere i primi venti giocatori del mondo. In ogni caso vale il detto “una rondine non fa primavera”. Di exploit se ne sono visti molti, ora lui dovrà avere continuità. Nessuno può dire se Nardi abbia le caratteristiche, soprattutto psicologiche, per arrivare al massimo livello. Lo scopriremo solo vivendo».

Quello di Nardi è solo l’ultimo di una serie di risultati eccellenti per il tennis italiano. Se un decennio fa il movimento era sulle spalle delle eccellenze femminili e solo marginalmente sui successi maschili, oggi il panorama si è quasi invertito. Qualcuno parla addirittura di “effetto Sinner”, con l’altoatesino capostipite di una nuova generazione di giocatori italiani giovani e fortissimi. Secondo Torresi, però, i risultati arrivano dalla programmazione. «Effetto Sinner? Io credo piuttosto che la Fit (Federazione italiana tennis, ndr) abbia fatto un ottimo lavoro nel coltivare il talento dei giovani – risponde -. Poi ci deve essere un “materiale umano” di prima scelta. I nostri maestri di tennis sono i migliori al mondo, gli insegnamenti sono di qualità. Se si incontrano competenza tecnica nel maestro e talento nell’allievo il risultato non può che essere questo. Sinner è senz’altro il volto di questa generazione, ma è il sistema che sta portando dei risultati. Non mi stupirei se presto dovessero arrivare “altri” Jannik».

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