Lube, momenti di riflessione per Giulianelli

VOLLEY – Il numero uno dei biancorossi, dopo la grande delusione del Mondiale, potrebbe annunciare cambi radicali nelle prossime ore

di Andrea Verdolini

Saranno, presumiamo, momenti di grande solitudine questi per Fabio Giulianelli. Dopo l’incommentabile finale contro Trento (ci sono sconfitte e sconfitte e quella subita Domenica non trova alcuna giustificazione) la sua “sparata” contro la squadra è un messaggio che più chiaro non poteva essere. Da uomo lo comprendiamo: gli hanno raccontato di un “Dream Team” in grado di asfaltare chiunque e giusto pochi mesi fa si è lasciato andare a proclami bellicosi. D’altronde, lui lo sa bene, il “giocattolino” non è mai costato tanto come quest’anno ed almeno, dai superprofessionisti a libro paga della Volley Lube, si pretenderebbe la “garra charrua”. L’America Latina è in voga dalle parti dell’Eurosuole Forum (serate a ritmo di salsa, presentazioni che assomigliano a fieste caraibiche) però quel termine così caro dalle parti del Rio della Plata sembra non appartenere al bagaglio dei “mammasantissima” del volley nostrano. E’ la grinta feroce che confina con la cattiveria agonistica, è il sano “sangue agli occhi” necessario per imporsi nello sport e per qualcuna delle stelle cuciniere sarebbe necessario un ripasso. Il problema e qui veniamo al Giulianelli dirigente sportivo è che le dichiarazioni post-finale sono state l’ennesimo harakiri in una collana che ha già molteplici perle. Ora infatti, con tutta la squadra e lo staff sfiduciato cosa potrebbe accadere? La cosa più semplice, ovviamente, sarebbe esonerare Medei peraltro sulla graticola praticamente dal giorno del suo ingaggio (un ipotesi che forse il coach cresciuto in casa accetterebbe anche con un sospiro di sollievo). Tutti i salmi finirebbero in gloria, si sarebbe individuato il colpevole e si volterebbe pagina. Già ma con chi? Per guidare un pacchetto di fuoriclasse del genere ci vorrebbe un top-trainer ma in circolazione ce ne sono, a dir tanti, un paio e, udite udite, non sarebbero nemmeno molto graditi ai boss dello spogliatoio che si ritroverebbero improvvisamente davanti alle loro responsabilità. Si può ingaggiare d’altronde a Dicembre un coach che non ha il totale endorsement del gruppo? Ci sarebbero tutti i presupposti per un altro autogol. Cacciare il diesse che, nei delicati meccanismi della Lube ha funzioni ben più ampie? Un pannicello caldo che da solo non servirebbe. Ed allora, visto che il malato è grave, seppur non ancora allo stadio terminale ed occorrono soluzioni radicali proviamo a fare in modo che una sconfitta sanguinosa che rischia anche di scalfire l’immagine vincente della Lube Cucine (un aspetto sul quale la proprietà è legittimamente gelosissima) crediamo che ci debba essere una condicio sine qua non ossia che il management aziendale debba “riappropriarsi” della gestione della sua squadra, direttamente o con, al massimo, un solo intermediario che coniughi capacità dirigenziali a profonda conoscenza anche tecnica della pallavolo. Figure del genere, nemmeno troppo lontane, ci sono: poi Giulianelli potrà godersi le sue partite dalla tribuna sicuro che nello spogliatoio c’è chi utilizzi, con raziocinio, bastone e carota a seconda delle circostanze. Il resto sono solo surrogati che non produrranno grandi effetti: la rosa attuale, ovviamente, ha grandi valori ma con troppi “peccati originali” di cui qualcuno dovrà pur renderne conto. Se poi viene meno anche la “cazzimma” quella di Chestochowa, di sicuro, non sarà l’ultima meschina figura.

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