L’anconetano Florilegio e la lotta poetica contro l’illusione: i due nuovi singoli

di Gioele Pincini

Florilegio torna con un singolo che è tutto fuorché banale. Si intitola La felicità non esiste ed è il nuovo capitolo sonoro di un artista che ha fatto della disillusione uno stile di vita, della ricerca esistenziale un percorso artistico. Il brano è uscito il 3 aprile 2025 per Edac Music Group, con distribuzione Believe Italia. Fin dalle prime note, tra chitarre brit-rock e testi crudi come ferite aperte, Florilegio mette in scena una dichiarazione d’intenti: smascherare il mito della felicità come obiettivo permanente, come dovere sociale.

L’artista anconetano, oggi di base a Bologna, ci aveva già abituato a un linguaggio spigoloso e autentico, ma con questo pezzo alza l’asticella. Lo fa scegliendo una narrazione che non ha paura di sfiorare il nichilismo, pur rimanendo profondamente umana. La felicità non esiste diventa così non solo un titolo, ma un mantra esistenziale che si oppone all’imperativo tossico dell’essere felici a ogni costo. Un inno al realismo emotivo, alla consapevolezza che vivere significa anche sprofondare, fallire, cercare un equilibrio nel caos.

Il melograno in copertina — simbolo da sempre carico di ambiguità, tra fertilità e morte — conferma l’approccio simbolico e narrativo di Florilegio, che anche stavolta non lascia nulla al caso. In bilico tra canzone d’autore, suggestioni elettroniche e atmosfere brit, La felicità non esiste è un brano che tocca corde profonde, alternando immagini taglienti a sospensioni liriche. E ci ricorda che forse, più della felicità, abbiamo bisogno di verità.

Una nuova tappa: Quando non parli feat. Fitza

Dopo aver smascherato l’illusione con La felicità non esiste, Florilegio continua il suo viaggio interiore con Quando non parli, uscito alla mezzanotte del 24 aprile 2025. Il brano, in collaborazione con Fitza, è una ninnananna surreale, immersa in un’atmosfera cupa ma affascinante, dove il silenzio si fa spazio protetto, rifugio e insieme rivelazione.

Sostenuto dalla produzione di Davide Lasala e Andrea Fognini (EDAC Studio), Quando non parli alterna chitarre distorte, bassi pregnanti e melodie oniriche in perfetto equilibrio tra sogno e realtà. La voce cristallina di Fitza avvolge l’ascoltatore in un magnetismo notturno, amplificando il mistero del brano e il fascino dell’autoisolamento. La canzone diventa una riflessione intima sull’evanescenza dei legami e sul bisogno di trovare senso nel silenzio.

Il pezzo rappresenta un’ulteriore conferma della direzione artistica di Florilegio, che si muove tra poetica esistenziale e sperimentazione sonora, mantenendo intatta la sua autenticità. Ogni singolo sembra essere un tassello simbolico verso l’uscita del secondo album, Oracolo, di cui Quando non parli rappresenta uno dei momenti più intensi e ipnotici.

Florilegio ha risposto ad alcune domande sulla sua musica:

“La felicità non esiste” è un’affermazione forte. È più una provocazione o una resa consapevole? Cosa significa per te oggi “stare bene” e quanto la musica aiuta in questo?

Entrambe le cose. È un mantra che mi ripeto spesso, quasi come una forma di autodifesa. Serve a proteggermi, a non aspettarmi troppo dalle persone o dalle situazioni, e a non rimanere deluso ogni volta. È una sorta di auto-monito. Alla fine, la felicità è qualcosa di irraggiungibile: se sei fortunato, al massimo ti sfiora per un attimo… e poi svanisce. E anche riconoscere quel momento, a volte, è difficile.

Cosa significhi davvero “stare bene”, onestamente, credo di non saperlo. So però che la musica e la scrittura sono da sempre strumenti catartici per me. Mi aiutano a stare un po’ meglio, a sentirmi più leggero, con meno pensieri. E forse anche un po’ meno strano, più compreso, soprattutto quando so che le mie parole arrivano ad altri, attraversano altri corpi e diventano qualcos’altro al di fuori di me.

  • Nel brano citi il fumo e notti insonni. Quanto c’è di autobiografico nella tua scrittura e quanto invece è osservazione del mondo?

Tutte le mie canzoni sono completamente autobiografiche, difficilmente al momento scrivo di qualcosa che non sento vicino, mi sentirei come se mentissi, per cui non avrebbe il suo effetto curativo su di me. “La Felicità Non Esiste”, in particolare, è un autoritratto del mio modo di essere e di stare al mondo nell’ultimo periodo della mia vita. Scrivo per tirare fuori quello che non riesco a dire a parole. Mi piace definire le mie canzoni come piccoli pezzettini di me che si staccano e prendono vita propria.

poi nello specifico soffro di insonnia da sempre, in più la mia routine per vari motivi è spesso invertita. Per scherzare, negli ultimi anni mi autodefinisco un vampiro per il mio stile di vita: vivo di notte e dormo di giorno.

  • Il melograno in copertina simboleggia desiderio e frustrazione. Cosa rappresenta per te questo dualismo, e come lo vivi nella tua esperienza artistica e personale?

Il desiderio è quello di trovare un modo per stare bene, in pace, sentirmi accettato e trovare un posticino sicuro nel mondo. È anche il desiderio di avere cura e tempo per me stesso e per le persone a cui voglio bene.

La frustrazione, invece, nasce dalla consapevolezza che forse non esiste davvero un modo — o un mondo — dove si possa stare tranquilli e sereni ognuno a modo suo. È quel dolce/amaro che sento in bocca ogni giorno quando mi sveglio.

  • Quando non parli è intriso di silenzi e oscurità: qual è il valore del silenzio nella tua vita e nella tua scrittura? È un rifugio, una minaccia o entrambe le cose?

Sono molto fortunato, perché anche per motivazioni differenti negli ultimi anni sono completamente circondato dalla musica. Mi accompagna praticamente in ogni momento della mia vita, anche quando non la cerco o non ne ho voglia. 

Questo mi ha fatto riscoprire il valore fondamentale del silenzio, che in qualche modo è il suono che contiene tutti gli altri, un po’ come il bianco o il nero per i colori. Vivo il silenzio come una pausa, un respiro necessario. Lo trovo essenziale in ogni ambito della mia vita.

E poi ci sono i silenzi tra le persone, che sono bellissimi: dicono molto di più di quanto si pensi, se si ha voglia (e il coraggio) di ascoltarli.

  • La collaborazione con Fitza sembra portare una nuova energia femminile nel tuo universo sonoro. Com’è nata questa sinergia e cosa ha significato per te dividere la scena vocale con un altro interprete?

Con Beatrice ci siamo conosciuti quest’anno alle audizioni di X Factor e ci siamo subito trovati in grande sintonia. Avendo poi anche la fortuna di essere sotto la stessa etichetta (EDAC Music Group), il resto è venuto praticamente in modo naturale. Fitza è un’artista incredibile e ha il dono di una voce pazzesca. Sono davvero felice che abbia aggiunto e impreziosito Quando Non Parli — e il disco in generale — con un tocco femminile e punk.

La sinergia con lei è stata immediata: non c’è stato bisogno di dirsi chissà quali cose o fare nulla di particolare per entrare in sintonia. Ha capito subito come doveva interpretare il brano, tra l’altro ha partecipato anche a gran parte delle registrazioni del disco come ascoltatrice, per cui, in qualche modo, era già dentro l’energia del progetto, anche senza saperlo.

  • Hai scelto un linguaggio musicale che sposa il brit-rock con la forma-canzone italiana: come hai lavorato sulla produzione e sugli arrangiamenti per arrivare a questo equilibrio?

Sicuramente La Felicità Non Esiste ha questo impianto, ma non definirei l’intero disco brit-rock, perché ci sono anche elementi che rimandano a influenze glam rock e, più in generale, allo stile musicale cantautorale degli anni ’60/’70. I brani sono stati tutti scritti interamente da me, ad eccezione di Come Sorridi Tu, che ho composto insieme a Davide Ballanti, mio storico collaboratore e fratello in musica, e Sottrazioni (che sentirete nel disco), scritta con Antonio Freno, che da diversi anni cura tutti i suoni di tastiere e sintetizzatori delle mie canzoni, oltre a essere anche lui un cantautore.

Il disco è stato registrato principalmente in presa diretta, sotto la produzione artistica di Davide Lasala e Andrea Fognini, all’EDAC Studio. Senza di loro, sicuramente, il suono di questo disco sarebbe stato molto, molto diverso. La ricerca è stata quella di un suono analogico rock che strizzasse l’occhio al vintage, ma rimanesse fresco e attuale.

Non c’è nessun lavoro che io abbia fatto, nella mia breve vita e carriera, di cui sia più soddisfatto. Trovo che sia una perfetta fotografia — sia a livello testuale che musicale — della persona che sono adesso. Infatti, non vedo l’ora che esca, e spero di suonarlo dal vivo il più possibile.

PER ASCOLTARE I DUE BRANI:

redazione
Author: redazione

Potrebbe interessarti anche

                       

Articoli correlati

                       

Dalla home
VUOI RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO?

Iscriviti al nostro
canale telegram

Autore

I Più LETTI
DELLA SETTIMANA

I Più condivisi
DELLA SETTIMANA

 

Ultime NEWS