Imprenditore, fu pure assessore provinciale. Abruzzese d’origine, legato alla ‘sua’ Chieti, entusiasticamente marchigiano d’adozione
Si sono svolti questa mattina nella chiesa parrocchiale di San Francesco a Montelupone i funerali del dottor Raffaele Alberico, 88 anni, imprenditore, esponente di spicco della Dc negli anni 80, gia’ sindaco della citta’ ed assessore provinciale all’Ambiente. Alla moglie Anna e ai figli Antonio e Roberto le piu’ sincere condoglianze da parte del gruppo Tvrs.
E lo ricordo ancora, ‘don’ (da dominus, affettuosamente inteso) Raffaele. Abruzzese, lui,con cuore e mente nella ‘patria’ marchigiana: Montelupone che orograficamente ogni volta gli ricordava con un sorriso la ‘sua’ Chieti che in cima al Colle dominava il paesaggio tutt’intorno per il Galbani il piu’ affascinante d’Italia. La Montelupone leopardiana ad un tiro di schioppo da Recanati, era un po’ la Teate della giovinezza per il dottor Alberico. Che alla sua citta’ d’origine era pur sempre legato per l’attivita’ imprenditoriale nel settore energetico (gas). Per questioni professionali avendo diretto per 5 anni la redazione provinciale del ‘Messaggero’ a Chieti, avevo subito allacciato con l’allora assessore provinciale all’Ambiente, un rapporto fatto di stima nel comune ‘amore’ per la terra abruzzese. Gas, San Giustino, Remo Gaspari di la’ del Tronto e di qua Leopardi, Recanati, Franco Foschi cui lui era legato per la comune appartenenza politica e di corrente (Forse Nuove) nel nome di Donat Cattin. “Era il nostro riferimento nazionale a coniugare impegno politico, ideali sociali e cristiani” dichiara l’avv. Francesco Comberiati che della Dc e’ stato per 12 anni segretario provinciale amministrativo. Erano anni in cui al di fuori delle due galassie democristane (tambroniana e ciaffiana) emergevano con il ministro del Lavoro, Foschi pur con diversi orientamenti, Nicola Mancioli, tolentinate, Luigi Sileoni, maceratese (entrambi presidenti della Provincia) e Gilberto Giorgi da Cingoli (sindaco ed assessore provinciale). Politici si’ ma con animo artistico e manageriale. Una rarita’, a ben pensarci. Un drappello cui idealmente si collegava il camerinese Mario Cavallaro. Tutt’insieme con Raffaele Alberico monteluponese da Chieti rappresentavano un gruppo non certo di ‘ribelli’ all’interno della grande famiglia dello scudocrociato, ma certo una parte avanzata, dialogante, aperta ai tempi nuovi.
Adesso che molto tempo e’ passato, resta il sapore un po’ amaro di un’occasione in fondo perduta nella repentina, drammatica fine di un’epoca che pareva senza tramonto: quella della Balena Bianca.
