La tragedia degli italiani d’Istria, studiare l’orrore perchè non si ripeta: il dramma di Nino Benvenuti

Il Giorno del Ricordo aldila’ delle corone d’alloro. Il racconto del grande campione di pugilato che preparo’ le sue vittorie piu’ belle a Porto Recanati negli anni 60, adesso ospite amato del Maceratese a fianco del maestro di karate Remo Grassetti

Istriani, giuliani, dalmati ora e per sempre marchigiani, maceratesi senza dimenticare quella tragedia che porto’ ad una terra con una doppia amministrazione che vide il 10 febbraio di 76 anni fa la maggior parte dell’Istria alla Jugoslavia e la divisione in due di Gorizia; il forzoso esilio in altre aree piu’ accoglienti e meno ostili per dimenticare una ferita sempre aperta nella storia della propria famiglia, e perfino l’orrore delle foibe. Nel Maceratese, cerimonie da ieri ed oggi (‘spalmata’ in due giornate la ricorrenza per consentirne l’approfondimento storico) nel capoluogo, Recanati, Appignano, San Severino Marche dove con il sindaco Rosa Piermattei e’ intervenuto il rappresentante dell’Unione degli Istriani, Giovanni Poloni. Commozione alla sua attenta analisi di una vicenda insanguinata e che vide l’espulsione di trecentomila italiani dalle loro case. Ranti i giovani presenti.

Corone d’alloro ma pure e dunque anche oggi momenti di riflessione e studio su un’atrocita’ apparsa come ‘secretata’ per 60 anni nella memoria e sensibilita’ del Paese con studenti e popolazione a fianco di scrittori, docenti universitari, storici, l’Istituto storico sulla Resistenza e l’Eta’ contemporanea ed Anpi -da segnalare in proposito l’intervento del presidente civitanovese Francesco Peroni.

Rosa Piermattei, sindaco di San Severino Marche cin Giovanni Piloni rappresentante dell’Unione Istriani

Un testimone di quegli anni di esilio e dolore e’ un grandissimo campione dello sport, amato sin dalle Olimpiadi di Roma nel ’60 dove colse sul ring il primo trionfo prima di diventare campione del mondo in due categorie (medi welters e medi). Nino Benvenuti e’ di ‘casa’ nelle Marche e nel Maceratese non solo per essere amico dei campioni della boxe nati in questa regione (l’elpidiense Federico Scarponi, la ‘promessa’ Alessandro Riga) e del sarnanese Remo Grassetti, gia’ vicecampione europeo di Karate e ct della nazionale mondiale ai cui anniversari sportivi e’ tradizionalmente ospite d’onore. Lo e’ sopratutto per aver preparato a Porto Recanati le vittorie piu’ grandi. Parliamo della ‘mitica’ palestra entrata nella Storia della boxe azzurra, ‘culla’ dei pugili che allenati da Steve Klaus fecero incetta di medaglie olimpiche a Roma 60.

Con Benvenuti, Musso e De Piccoli (oro), Lopopolo, Bossi e Zamparini tra gli altri. Sette anni dopo in quella palestra nel centro portorecanatese, Nino – che aveva cara la vicina Fermo pure per un fidanzamento, ci rivelo’ ad un evento organizzato in citta’ da Grassetti presente l’ex campione Rocky Mattioli- volle tornare per preparare l’incontro clou della sua ineguagliabile carriera con l’allenatore Libero Golinelli e il suo ‘storico’ manager Bruno Amaduzzi. Quello con Emile Griffith per la corona mondiale dei pesi medi a New York, assistito all’angolo dal massaggiatore Nazareno Rocchetti da Cingoli.

Nino Benvenuti con Rosanna, e Maurizio Verdenelli autore dell’articolo

Tuttavia dell’amaro passato del giovane Benvenuti da Isola d’Istria, del campione piu’ invidiato dello sport italiano, nessuno quasi sapeva. Una storia venuta fuori per caso, pronubo don Giuseppe Branchesi. Il compianto parroco treiese di S.Maria in Selva (deceduto 3 anni or sono per covid) presidente dell’associazione culturale ‘I Polentari d’Italia’ promuovendo un bel libro-documento (“che ogni polentaro dovrebbe avere” scrisse Nino a don Peppe) su questa nobile tradizione non solo gastronomica del Paese, m’incarico’ di intervistare Benvenuti del quale conosceva pel mio tramite, il gusto giovanile per il popolare piatto. Ed un 31 dicembre di alcuni anni fa, guidando con a fianco la moglie Nadia Bertorello alla volta di Cannes per festeggiare il capodanno, Nino mi racconto’ – sorprendendosi finanche con se stesso, ricordo- la vicenda tenuta perlopiu’ riservata che tanto l’avrebbe segnato.

“Mio padre e suo fratello avevano lavorato tutta una vita. Lavoro durissimo, in mare: ma il pescato unito alla classica buona polenta istriana aveva assicurato a tutti in quegli anni resi poi terribili dalla guerra, una dignitosa sopravvivenza. E a noi, dopo tanti sacrifici, una casa nuova ed accogliente. Dalla quale i titini ci avevano buttati fuori appena qualche mese dopo, con la suddivisione dell’Istria in due zone e il passaggio di Isola all’amministrazione jugoslava. Ricordo ancora il nostro trasferimento a Trieste. Uno dei momenti piu’ duri della mia vita. Poi una luce nuova, inaspettata: l’incontro in palestra con Duilio Loi (amico di Macerata di cui fu piu’ volte ospite per i tanti estimatori in citta’ e i praticanti della boxe ndr). Il grande Loi m’insegno’ tutto di uno sport che amavo sin da bambino quando ad Isola d’Istria realizzavo il mio ‘sacco da boxe’ rudimentale riempiendolo con le foglie delle pannocchie di grano utilizzato da mio padre per la polenta, naturalmente!.

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