La piccola, accompagnata nel lungo viaggio dal Corno d’Africa ad Ancona dalla mamma per l’intervento
Un ponte della salute da Mogadiscio ad Ancona per curare Naimo, una bambina somala di 4 anni afflitta da ustioni di secondo grado profondo a causa di un incidente in casa: l’acqua bollente di una pentola le era finita addosso, ustionandole il viso e altre parti del corpo.
Le cicatrici, dolorosissime e tamponate non in maniera adeguata in Somalia, avrebbero provocato conseguenze irreparabili per lo sviluppo della bimba. Da qui l’intervento dei chirurghi plastici che hanno effettuato dei rilasci in zone cicatriziali, trapianti di pelle, piccole incisioni e altri dettagli clinici. Ad eseguire l’intervento, l’equipe della Clinica di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche diretta dal professor Giovanni Di Benedetto, con la Clinica di Chirurgia Pediatrica del ‘Salesi’ guidata dal professor Giovanni Cobellis.
Fondamentale l’opera messa in atto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Ancona che, nel dicembre 2024, avevano dato vita a una raccolta spontanea di fondi tra militari, raccogliendo la somma necessaria per l’intervento e per acquistare due auto elettriche con la livrea dell’Arma, consegnate all’Ospedale Salesi, per i piccoli degenti della struttura. La piccola, accompagnata nel lungo viaggio dal Corno d’Africa ad Ancona dalla mamma e con la presenza dello zio che risiede nel nord delle Marche, sta bene. I problemi sono stati risolti ma, per mantenere lo status e garantire una crescita senza rischi per la bambina, servirà un secondo trattamento speciale per consolidare i progressi, da effettuarsi tra agosto e settembre prossimi.
A capo dell’equipe di chirurghi plastici il professor Giovanni Di Benedetto: “Quando Naimo è arrivata si preoccupava di vedere tutti questi camici bianchi attorno a lei – ha raccontato con un pizzico di commozione il direttore della Clinica di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche (Aoum) – Ora è tranquilla, fa sempre festa ed è una gioia vederla così. Senza il nostro intervento Naimo avrebbe avuto problemi in prospettiva con la sua crescita. Non riusciva a stendere il braccio e a piegare le dita della mano e in più aveva il padiglione auricolare attaccato alla parte parietale del cranio. Curarla senza il ponte di solidarietà attivato e reso possibile dall’Azienda Ospedaliera avrebbe comportato costi inaccessibili per la sua famiglia. Voglio ricordare, in particolare quanto il tenente colonnello Carmine Elefante si è speso per far sì che Naimo potesse arrivare da noi; senza il suo lavoro diplomatico presso le ambasciate e i consolati non sarebbe stato possibile arrivare all’obiettivo”.
La piccola è stata accompagnata in Italia dalla mamma, il resto del nucleo familiare è rimasto in un sobborgo di Mogadiscio. In Italia ha avuto l’appoggio del cugino Ibrahim, da tempo residente a Fano. È stato lui a rivolgersi all’Aoum per aiutare Naimo: “posso soltanto ringraziare tutti, i dirigenti, i medici, le Patronesse, i carabinieri, nessuno escluso. Se Naimo adesso sta bene è merito di tutti”.
L’operazione è stata eseguita dal team diretto dal professor Di Benedetto: con lui il dottor Antonio Stanizzi e gli specializzandi Alberto Pau e Benedetta Zara, con la collaborazione del personale tecnico e infermieristico della Clinica di Chirurgia Pediatrica del presidio ‘Salesi’. Importante anche il ruolo della Clinica di Neuroriabilitazione, rappresentata dalla Direttrice, la professoressa Maria Gabriella Ceravolo. Per la parte organizzativa, da sottolineare il grande impegno profuso dall’associazione delle ‘Patronesse del Salesi’. (ANSA)
