“La mia parola”, la violenza domestica raccontata nel libro di Margherita Carlini

La presentazione a Montefano

di Lorenzo Accattoli

In vista dell’approssimarsi di un giorno dall’enorme importanza, come il 25 novembre, continua il ciclo di presentazioni del volume “La mia parola. La caduta all’inferno e la rinascita di cinque donne vittime di violenza domestica“. La sua autrice, la psicoterapeuta e criminologa Margherita Carlini, è stata ospite nella serata di martedì 19 novembre del teatro “La Rondinella” di Montefano, dove ha presentato il suo ultimo lavoro, pubblicato da Poderosa Edizioni. Il dialogo con l’esperta di violenza di genere è stato intervallato da alcune letture selezionate proprio dal libro, ed eseguite da donne iscritte alla scuola di dizione, le quali hanno contribuito alla presa di consapevolezza del tema da parte del pubblico che riempiva la platea.

All’inizio della presentazione la Carlini ha avuto la cura di ricordare come è nato il progetto, raccontando la sua proposta di poter scrivere un libro in cui fossero le donne stesse ad esporre le proprie vicende di violenza subita, tema di cui la criminologa forense si occupa da molto tempo.

È lei stessa a spiegarci questa sua scelta: “Sono sempre stata convinta che nessuno racconti la violenza, facendo arrivare bene il concetto, le dinamiche, le difficoltà, come le donne con le parole che utilizzano quando le incontriamo al centro antiviolenza.” Dopo quest’introduzione la psicologa ha illustrato le struttura del volume, iniziando dalla prima parte, dove viene trattato il lavoro di sostegno alle donne maltrattate, compiuto dai centri antiviolenza. Tale premessa viene poi seguita dall’esposizione dettagliata di ciascuna vicenda delle cinque donne protagoniste di violenza, Mariarosaria, Sabrina Leo, Marianna, Diana Veranda, Giorgia Allori, a cui sono correlate brevi sezioni tecniche che analizzano il fenomeno presente in quella determinata storia (vittimizzazione secondaria, stalking, violenza economica, ecc…).

Tra gli elementi che accumunano tali vicende, la Carlini ha ricordato la difficoltà di queste donne nel riuscire a parlare ad altri della violenza subita, a causa del timore, purtroppo fondato, di non essere realmente credute. E la modalità con cui questa paura viene espressa richiama il titolo del libro: “È solo la mia parola, contro la sua.” Entrando più a fondo nelle dinamiche dei singoli casi, viene trattato anche il tema delle motivazioni che impediscono a queste persone di denunciare i soprusi che le affliggono. Infatti, pur nella diversità delle situazioni, la cornice delle violenze maschili contro le donne è spesso un contesto relazionale di intimità, per cui quasi sempre la vittima femminile condivide o ha condiviso un rapporto di qualche tipo con l’uomo che poi diventa il suo vessatore. In più, queste circostanze si verificano di frequente in condizioni di progettualità, con dei figli a carico, un elemento decisivo che scoraggia le donne dal denunciare la violenza. In secondo luogo, la Carlini ha evidenziato l’incisività della manipolazione psicologica, uno strumento che molti uomini usano indiscriminatamente per colpevolizzare la donna, condizionando i suoi pensieri e facendola sentire la sola responsabile per i maltrattamenti che le vengono inflitti.

Si arriva poi a considerare il ruolo dei centri antiviolenza, nei quali Margherita Carlini svolge un ruolo attivo: in particolare, la docente è operatrice psicologa e responsabile dello sportello Antistalking presso il Centro Antiviolenza di Ancona, responsabile dello sportello Antiviolenza di Recanati, e di quello dell’Università Politecnica delle Marche. Attingendo alla sua esperienza diretta, quindi, l’esperta ha esposto le modalità con cui queste strutture lavorano con le donne che chiedono aiuto: “Prima di tutto con un’accoglienza e un ascolto non giudicante, in modo da credere alle parole che vengono dette. La relazione tra donne è alla base di quello che facciamo al Centro, insieme a un lavoro di accompagnamento che deve portare ad uscire dalla spirale della violenza, un percorso difficile ed estenuante in cui bisogna mettere in discussione e ricostruire tutto un vissuto emotivo. Importante è anche conoscere l’iter giuridico da attuare per liberarsi dal proprio carnefice, di cui il centro antiviolenza fornisce tutte le informazioni alle donne che vogliono intraprenderlo. Alla fine di questi percorsi, l’obiettivo è consentire alla donna di rimettersi al centro della propria vita.” Oltre alle donne, sono bersagli di queste situazioni anche i minori, i quali possono subire pesanti traumi da contesti familiari caratterizzati da aggressività e prevaricazione del padre contro la loro madre.

Un altro tema sviscerato durante la serata è stato quello della violenza come fattore culturale, eredità di un’epoca passata ma in grado di condizionare anche le giovani generazioni. La Carlini ha parlato a tal proposito del “Teen dating violence”, riguardo alla violenza degli adolescenti nelle relazioni di intimità, i cui comportamenti ricalcano in maniera sempre più analoga quelli degli adulti nei loro rapporti di coppia, con tutti i retropensieri e le convinzioni sbagliate che molti maschi continuano a conservare nei confronti dell’altro sesso. Il problema è quindi sia culturale che educativo, secondo la psicoterapeuta: “I bambini e ragazzi apprendono per imitazione, per cui un bambino che fa fatica ad accettare e gestire la frustrazione di un rifiuto lo ha sicuramente interiorizzato da noi adulti.” Un pensiero non banale viene rivolto anche a tutti quegli uomini che non hanno mai commesso atti di violenza fisica, definiti dalla criminologa come “sentinelle sociali”, col difficile compito di rivedere e correggere tutti quei comportamenti che vanno a sostenere un certo tipo di cultura violenta e sessista contro il genere femminile. A fronte di leggi fatte per tutelare maggiormente le donne, l’aspetto da cui ripartire resta la promozione di un cambiamento culturale, che si può attuare a partire da iniziative e gesti semplici ma che possono avere un impatto molto rilevante.

L’ultimo punto trattato da Margherita Carlini riguarda i vari pubblici a cui può essere rivolto il racconto delle storie riportate nel suo libro, e il messaggio che deve trasparire dalle pagine: “Credo che sia un libro che possano leggere anche i ragazzi delle medie, magari con una lettura accompagnata dai docenti, oltre a rappresentare uno spunto di riflessione nelle conversazioni con i nostri figli. Il messaggio che voglio dare è quello delle donne che ho conosciuto e raccontato, ovvero: se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu. A questo aggiungo anche il mio personale: leggete questo libro, perché sarà come sedersi di fronte a una donna che ti racconta la storia che lei stessa ha scritto, e credo che questa sia la reale forza di questa raccolta.”

La parte successiva della serata è stata occupata da un intenso dibattito, in cui i presenti in teatro hanno rivolto alcune domande all’autrice su vari aspetti del fenomeno che lei affronta con grande consapevolezza e competenza. La conclusione dell’evento è stata affidata alla sindaca di Montefano, Angela Barbieri, la quale ha voluto ringraziare personalmente la Carlini per la sua presenza, rivolgendo anche un pensiero, sia dal punto di vista istituzionale che personale, sul doloroso tema della violenza maschile contro le donne. Questo sarà l’argomento principale del prossimo 25 novembre, giorno nel quale il ciclo di incontri promosso dalla Dottoressa Carlini farà tappa presso l’Aula Magna del Comune di Recanati, alle ore 18:30.

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