La lettera: “Ciao Augusto, amico di strada del mio tempo migliore”

“Giorni indimenticabili: la polenta da don Emilio a Carassai, la fritturetta sulla carta paglia al bar Lelii in via Roma”

La scorsa settimana è morto il prof. Augusto Merlini, aveva ricoperto il ruolo di consigliere e assessore nel Comune di San Benedetto del Tronto. Gli amici di un tempo ricordano  con nostalgia la figura umana e di alto spessore culturale del cattedratico. E spuntano foto inedite di quaranta e più anni fa.

Massimo Giacinti è stato compagno di strada del prof. Merlini. Sfogliando un vecchio album di fotografie ne ha trovata una scattata dallo stesso Giacinti in un giorno importante per la famiglia dell’economista: il battesimo della figlia Silvia, nella chiesa Sant’Antonio di Padova. Era  il 25 aprile 1978. Di fronte alla vecchia immagine, nella memoria di Giacinti sono riaffiorati ricordi memorabili, che ha trascritto in una lettera aperta.
La lettera: “Su whatsapp appare un messaggio di mia figlia, da Roma: “E’ morto Augusto”. Mi guardo con mia moglie e vado a verificare in Internet. E’ vero, è lui. Da quando è morta Federica, pochi mesi fa, ne ho accompagnati di amici nelle braccia del Padreterno. E che amici, quali testimonianze da tutti loro.
E ora Augusto a chiudere provvisoriamente la fila di tanti doni. Una provvisorietà che posso definire benedetta perché preludio al suo compimento nella Bellezza assoluta. Una mezza vita mi scorre improvvisamente dinanzi, ricordi lontani, discussioni, cene nelle famiglie, al bar Lelii “doc” in via Roma con una fritturetta improvvisata sopra la carta paglia.

“I calamari fritti sono buoni, ma vuoi mettere i totanetti? Decisamente un’altra cosa”. Era una delle rare affermazioni sulle quali ero d’accordo con lui, 40/45 anni fa. Fu un periodo bellissimo, con Augusto che piovve come una meteora fra un gruppo di amici, un po’ di Comunione e Liberazione, un po’ parrocchiali, qualche scout, un po’ di qui, un po’ di là. Ci parlava, da innamorato, di Hans Urs Von Balthasar con la sigaretta in bocca, mentre don Emilio Tassi integrava con Ratzinger. Molti dei presenti annuivano ma, probabilmente, non sapevano neanche che fossero teologi tedeschi. Cene in famiglia con i nostri bambini a rincorrersi nel lungo corridoio di via Piemonte, incontri del Movimento popolare a Rimini, occhiatacce con un forzato cenno di sorriso sulle labbra dalla nomenclatura democristiana. Questi chi sono? Augusto che vuole? E giù a voler per forza inscatolare sotto una sigla quel gruppo di persone.
E noi andavamo a mangiare la polenta da don Emilio a Carassai, a fare gli Happening, a parlare di tutto ed a diventare sempre più amici. Augusto stava al gioco, forse aveva qualche grillo nella testa, qualche progettino ma, lentamente, da meteora divenne un pezzo della nostra amicizia: gallo in un pollaio di molti galli e qualche rada gallina a voler dire la sua. Non faccio nomi, non voglio chiudere in un cerchio quella grande amicizia che frequentammo allora e che per molti perdura. Rimane il ricordo di una persona che segnò per me un periodo determinante ed altrettanto significativo lo fu per la vita culturale e politica di San Benedetto. Tutto questo lo ricordo con rispetto, ma mi manca tanto quella fritturetta insieme dal bar Lelii. Ciao Augusto. Che la Madonna della Marina ti accompagni dal Signore”.

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