“La carta segreta del Chiesanuova? L’aspetto psicologico è il 60% di tutto”

ECCELLENZA – Il preparatore dei portieri Corsetti racconta gli aspetti chiave dietro l’allenamento fisico, tecnico e mentale dei suoi ragazzi

Marco Corsetti è al suo secondo anno come preparatore dei portieri al Chiesanuova, squadra che attualmente guida la classifica del campionato di Eccellenza. Lo abbiamo intervistato per scoprire i segreti alla base della loro ottima preparazione: “Mi focalizzo principalmente su quattro aspetti. Dedico il 10% del lavoro alla parte tecnica, un altro 10% alla tattica, il 20% alla preparazione fisica e atletica, mentre il restante 60% è destinato all’aspetto psicologico”.

In cosa consiste il lavoro mentale con i portieri, considerando anche la pressione che deriva dall’essere al vertice della classifica?

“A mio avviso, essere al vertice o meno fa poca differenza, perché un professionista mantiene sempre alta la concentrazione e l’attenzione. Come dicevo prima, il 60% del lavoro riguarda la componente psicologia perché questo ha a che vedere con l’età dei ragazzi. Quando si lavora con dei fuori quota, come nel mio caso con Vincenzo Fatone, che è un classe 2003, e Edin Ajradinoski, che è 2005, bisogna tenere a mente che anche se hanno dei corpi da uomini, dal punto di vista mentale sono ancora dei ragazzi. E dato che quello dell’Eccellenza è un campionato che ha un forte impatto psicologico sui giocatori, non bisogna mai caricare troppe aspettative sul portiere. Quello che cerco di fare con loro è di smorzare queste pressioni e mettergli in testa che questo è solo un momento di crescita. Stiamo lavorando affinché possano capire chi saranno domani. Può sembrare paradossale, ma spesso prima di una gara non parliamo neanche della partita ma di tutt’altro, proprio per cercare di rassicurarli e fargli staccare un po’ la testa. Lavorando con gli under, mi sono reso conto che più stanno sereni e più riescono a dare in campo, e allo stesso tempo hanno la possibilità a maturare in modo spontaneo, senza forzature. Dei miei ragazzi voglio sempre sapere tutto, come va la vita familiare, quella affettiva, se ne hanno una, quella scolastica o lavorativa, come stanno durante gli allenamenti. Tutto questo è fondamentale per quello che poi devono dare in campo”.

Qual è la routine settimanale di un portiere al Chiesanuova? 

“Nel primo allenamento della settimana ci concentriamo soprattutto sulla prevenzione, insieme al preparatore atletico Jonatan Magnaterra, e poi passiamo al lavoro di forza. I ragazzi spesso scherzano con me dicendo che non sono dei marines, ma per me è fondamentale sviluppare forza esplosiva e reattività, anche se questo a volte significa dare meno spazio agli esercizi tecnici sulla parata. Il giovedì c’è l’allenamento consono, che è la partita, mentre il sabato mattina facciamo psicocinesi. Si tratta di una serie di esercizi specifici, che sono quelli più indicati quando ci si avvicina al match, in cui ad ogni stimolo consegue una reazione, attraverso l’utilizzo di nomi, numeri e colori”.

C’è un episodio in particolare in cui il lavoro fatto in allenamento ha dato risultati evidenti in campo?

“Non una partita in particolare, lo si può vedere piuttosto nell’esecuzione dei movimenti. Quando un portiere si lancia su una palla alta a soli 4 cm dalla porta, mostrando un’ottima elevazione e una partenza rapida, questo è già un chiaro segno della sua dinamicità e stato di salute. Anche se, come ho detto prima, preferisco chiedere direttamente ai ragazzi come stanno, perché in base a quello ci alleniamo. Ad oggi, sia Fatone che Ajradinoski, che hanno giocato circa 8 partite ciascuno tra Coppa e Campionato, hanno detto di essersi trovati bene con questo approccio. E lo si è visto anche in determinate situazioni, come la bella parata di Ajradinoski sul lato sinistro contro l’Osimana o Fatone che nelle partite di Coppa si è fatto sempre trovare attento e non ha subito neanche un goal. Durante la settimana, cerchiamo di mantenere lo stesso trend di allenamento così da arrivare sempre preparati o, se possibile, in una forma ancora migliore alle partite”.

Quanto conta l’intesa tra tutto lo staff tecnico nel mantenere alto il livello delle prestazioni?

Conta solo quello. Se non c’è un rapporto di stima e di fiducia reciproca non si può andare da nessuna parte. La nostra fortuna è quella di avere uno staff abbastanza collaudato. Dieci anni fa ho lavorato insieme a mister Mobili e al preparatore Magnaterra a Castelfidardo in Serie D. Lo scorso anno, ci siamo ritrovati al Chiesanuova e la gioia di rincontrarsi è stata ancora più grande. Tra di noi c’è massima comprensione, siamo così uniti che ci consideriamo quasi una famiglia. Remiamo tutti nella stessa direzione, perché se si vuole portare a casa un buon campionato non si può fare diversamente”.

Angelica Mancini
Author: Angelica Mancini

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