Joe Pace, quando il genio incontra la sregolatezza

MISERIE E NOBILTA’ – Il cestista americano aveva fatto innamorare Pesaro. Personaggio “abile” a cacciarsi spesso nei guai. Tra un’overdose e tanti canestri messi a segno adesso passa il suo tempo a New York vendendo bastoni che ricava dagli alberi

di Andrea Verdolini

Quando pensate al genio ed alla sregolatezza, nello sport, il riferimento naturale potrebbe essere George Best, il talentuoso campione del Manchester United vittima dei suoi eccessi (“Ho speso una gran parte dei miei soldi per donne, alcool ed automobili, il resto l’ho sperperato” una delle sue frasi più celebri) o il nuotatore Michael Phelps, 22 titoli olimpici e tanti guai. Nel microcosmo dei mille personaggi transitati nelle vecchie Marche un posto particolare lo merita senz’altro Joe Pace, il gigante di basket americano, giunto a Pesaro nel 1979. Aveva una fisicità impressionante, con i suoi 210 centimetri contornati da una montagna di muscoli, gli Dei della pallacanestro gli donarono anche qualità sopraffine ma la sua dote maggiore era…mettersi in un mare di guai. Arrivò alla Scavolini nientepopodimeno che dopo aver vinto l’anello NBA con i Washington Bullets (tanto per gradire) ed il pubblico iniziò a volergli bene, anzi ad adorarlo come sa fare una piazza dove il basket è ragione di vita. All’epoca aveva 26 anni ed era nel pieno della sua esuberanza: purtroppo anche extracestistica. Tra i tanti suoi exploit anche la roulette russa di sfrecciare con la sua auto ed il compagno Mike Russell sulla Statale senza badare all’arrivo di altre macchine eppoi l’episodio che gli costò la carriera. Prima dello spareggio salvezza con Mestre (la gara che cambiò la storia della VL che riuscì rocambolescamente a restare nella massima serie convincendo il buon Walter Scavolini che non si poteva più soffrire così) nessuno lo trova finchè, in stato di semi-incoscenza, lo rintraccia la Polizia rimettendolo, in qualche modo in sesto. Poi va in coma per overdose e nonostante questi, ed altre disavventure che vi risparmiamo, chiude la stagione con quasi 22 punti di media partita. Di lui si perdono le tracce in un lungo girovagare tra Messico, Inghilterra, Venezuela ed Argentina (dove apre un negozio e si sposa). La sua nuova attività (ça va sans dire) va a rotoli e dopo 17 anni ricompare in una vecchia stazione di Charlotte, spendendo gli ultimi dollari che aveva in tasca e trovando ospitalità grazie ad un’associazione che assiste gli homeless (i senzatetto). Oggi a New York vende bastoni che ricava dagli alberi: ”Voglio solo rimettermi sulla giusta strada”, dice a 64 anni e per chi non crede alla sua storia ha sempre a disposizione un videotape dove, negli anni belli, annulla un fenomeno come Doctor J. Di certo, almeno gli over 50, a Pesaro non lo dimenticheranno mai.

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