In 9 hanno firmato la mozione di sfiducia contro il presidente della Regione
“Al direttore ho rivolto l’invito a rendersi disponibile con il magistrato prima possibile per chiarire ogni posizione ed ogni dubbio“. Lo ha detto il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli all’Aula, dopo le sollecitazioni del consigliere regionale Sandro Zaffiri (Lega) a dare comunicazioni sull’inchiesta sugli appalti nella sanità marchigiana. L’indagine vede indagato, tra gli altri, il direttore generale Asur Alessandro Marini. “Ho dato un’occhiata ai quattro atti citati nell’inchiesta con i dirigenti – dice Ceriscioli. Un atto riguarda un ‘contratto ponte’ in attesa della gara ed è stato firmato dallo stesso direttore Av3 Maccioni. Era impossibile non avere questo contratto perchè si sarebbero bloccate le attività. Sono contratti necessari. Non c’erano alternative a firmare quel ‘contratto ponte’. Un altro atto riguarda un incarico dato senza gara sempre nell’Av3. Anche in questo caso la dirigente sostiene che l’atto è un incarico sul Mepa (Mercato elettronico PA) per cui è stata fatta la procedura Mepa per individuare l’incaricato. Formalmente anche in questo caso un atto che non ha particolare rilievo”. Il governatore si è soffermato anche su altre due ‘situazioni’ finite nel mirino della Procura dorica. “Una gara al massimo ribasso diventata gara ad offerta economicamente più vantaggiosa – dice Ceriscioli. Le motivazioni che hanno indotto a optare per questa scelta sono ineccepibili. Si è scelta questa strada a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato, prima di una singola sezione e poi a sezioni unificate, che sottolineava come per quel tipo di attività andavano fatte gare ad offerta economicamente più vantaggiosa per l’altissima incidenza di personale. Non modificando la gara avremmo aperto strade a tanti ricorsi. Poi la gara delle pulizie che è ancora in corso. È arrivata, tra una notizia e l’altra, la sentenza del Tar che ha respinto i ricorsi contro quella gara difendendo dunque l’atto amministrativo regionale”. Il numero uno di palazzo Raffaello dunque non ha riscontrato irregolarità, dal punto di vista amministrativo, nelle gare finite al centro dell’inchiesta giudiziaria. “Andando a guardare i quattro atti citati, sommariamente ma con soggetti competenti, nel contenuto degli atti, nella forma e nella scelta dello strumento non c’è la risposta alle domande che ci facciamo. – continua – Evidentemente gli elementi stanno dentro altre sedi e non nelle carte che abbiamo finora visionato. Gli atti amministrativi sono sostanzialmente a posto. Manteniamo un atteggiamento garantista. Io sono convinto del significato vero di un avviso di garanzia che non assomiglia né a un rinvio a giudizio né a una condanna di primo grado o definitiva. Ho sempre tenuto una certa distanza dai bandi pubblici perchè il ruolo politico va tenuto ben distinto da quello amministrativo”.
“Ci vorrebbe un po’ di coerenza. Applicassero questi principi dove governano“. Così il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, a margine della seduta consiliare, commenta la mozione di sfiducia, firmata da nove consiglieri di minoranza, che Gianni Maggi (M5s) depositerà in Assemblea legislativa tra oggi pomeriggio e domani. “In questo caso si tratta di un avviso di garanzia che avrà un suo percorso giudiziario – spiega Ceriscioli – Noi rispettiamo il lavoro dei magistrati perchè hanno elementi che noi non possiamo conoscere e sicuramente agiscono in scienza e coscienza. La mozione di sfiducia è un atto fatto da certe forze politiche. Alcune, quando i magistrati gli danno contro come sugli sbarchi, dicono che si tratta di una manica di poco di buono ed altre hanno invece accolto nel Governo persone sotto processo e poi gli hanno affidato l’incarico di sottosegretario”. Ceriscioli continua poi sostenendo che in Lombardia “Regione da sempre governata dalla Lega nessuno ha chiesto le dimissioni del presidente (Fontana)” e rilancia l’appello alla coerenza. “Noi siamo garantisti e rispettosi dei percorsi giudiziari – conclude Ceriscioli – Un avviso di garanzia è un avviso di garanzia e non è di più. Non c’è nessuno che nella nostra Sanità possa essere chiamato corrotto perchè bisogna aspettare l’esito dei processi. Io credo che siamo di fronte ad una scelta politica di voler ingigantire a tutti i costi questo fatto”.
È stata firmata da nove consiglieri regionali la mozione di sfiducia contro il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. A firmare l’atto, che Gianni Maggi (M5S) depositerà tra oggi pomeriggio e domani mattina – e che con tutta probabilità verrà discusso nella seduta del 30 luglio – i consiglieri del Movimento 5 stelle Gianni Maggi, Peppino Giorgini, Romina Pergolesi e Piergiorgio Fabbri, quelli della Lega Sandro Zaffiri, Marzia Malaigia e Luigi Zura Puntaroni, Elena Leonardi (Fdi) e Jessica Marcozzi (Fi). Non hanno firmato la mozione, tra i banchi della minoranza, Mirco Carloni (Ap), Piero Celani (Fi) e Sandro Bisonni (Misto). Il testo del documento parte dalla considerazione che “l’inchiesta sugli appalti Asur Marche coinvolge figure apicali della sanità regionale” e che tra gli indagati nell’inchiesta figura “anche il d.g. Asur con ipotesi di reato per corruzione, tentata turbativa d’asta, turbata libertà di scelta del contraente e tentato abuso d’ufficio”. La mozione cita poi l’articolo 28 dello Statuto della Regione Marche sulle funzioni della giunta, che prevede “che essa esercita funzioni di indirizzo e vigilanza sulla gestione degli enti, agenzie e aziende dipendenti dalla Regione o comunque disciplinati con norme di organizzazione emanate dalla Regione” e sottolinea infine come “la giunta non ha adempiuto agli obblighi previsti dall’articolo 28 della legge statutaria”. Considerazioni che spingono dunque i consiglieri regionali di minoranza ad esprimere sfiducia verso il presidente Ceriscioli.
