L’era del Cloud Gaming: giro di boa per l’evoluzione del gioco digitale, sempre più verso lo streaming
Il futuro del Cloud Gaming appare più che roseo: dal rapporto di DFC Intelligence “Cloud Gaming and Interactive Streaming: Analysis and Forecast” emerge che nel 2021 il valore di tale settore di mercato è stato di 1,23 miliardi di dollari; tuttavia, non è questo il dato di maggior interesse, ma la crescita che avverrà nel prossimo lustro. Si tratterà, infatti, di un aumento esponenziale, con la previsione che il mercato dei giochi cloud e dello streaming interattivo raggiunga i 13,6 miliardi di dollari entro il 2026.
Dopo molti anni di tentativi, anche a opera di precursori come Sony – che aveva già iniziato a muovere i primi passi nel settore del gioco in streaming circa una decina di anni fa, purtroppo senza riuscire poi a far evolvere in modo incisivo l’idea iniziale -, sembra che si sia giunti nell’epoca ideale per una consistente transizione dal gioco tradizionale al Cloud Gaming.
Lo streaming ha, infatti, preso piede nella quotidianità di molte persone, di fasce d’età più disparate, anche grazie alla facile accessibilità attraverso dispositivi di comune impiego: si pensi a tutte le forme d’intrattenimento fruibili semplicemente accendendo la TV, che si sono guadagnate l’audience di categorie che, altrimenti, non si sarebbero interessate a tali piattaforme.
Effettivamente, come si legge sul blog di CasinonoAAMS, la sostanziale differenza sarà nella più facile accessibilità ai giochi, che potrà avvenire mediante qualsiasi dispositivo, eventualmente anche già in possesso dell’utente, il quale non dovrà quindi investire un capitale iniziale nell’acquisto di una console o di un computer. Il gioco in streaming è, difatti, fruibile anche da dispositivi di uso quotidiano e, probabilmente, parallelamente allo sviluppo di questo mercato, vi sarà un’implementazione perfino nelle smart TV, analogamente a quanto già successo per le piattaforme di intrattenimento. Questa transizione è, in realtà, parzialmente iniziata: esiste già Google Stadia, un’applicazione digitale installabile su alcuni modelli di TV LG, inoltre la stessa Microsoft avrebbe manifestato la volontà di agire in questo senso, per quanto riguarda Xbox Game Pass.
Un altro aspetto dello sviluppo del Cloud Gaming, sempre secondo il report di DFC, è che in futuro si amplierà la definizione stessa di videogioco, per come la intendiamo attualmente; in primo luogo, si prevede che il gioco in streaming non sarà più necessariamente legato a un abbonamento, come accade invece oggi per le principali piattaforme – Microsoft xCloud (parte di Game Pass), Sony PlayStation Now, Nvidia GeForce Now, Google Stadia, Amazon Luna, per citare le più note -, ma sarà un’attività del tutto svincolata e a sé stante. In secondo luogo, ma sempre in stretta relazione col punto precedente, si prospetta una crescita del mercato tramite nuove tipologie e forme di contenuti ad alta produzione: ad esempio i GAAS (Games as a service), ossia l’acquisto di contenuti “in-game”, nel corso del tempo. Seppure quest’ultimo sistema possa configurarsi come una novità per il mondo dei videogiochi, è sostanzialmente quella delle sale giochi di un tempo: dunque, per i più romantici, si può interpretare questa nuova epoca streaming come una traslazione delle vecchie consuetudini di gioco in un ambiente virtuale e godibile da qualsiasi luogo si desideri, o quasi.
Non si può, infatti, parlare in termini assoluti poiché, concretamente, dobbiamo fare i conti con il digital divide: la crescita di cui parla DFC include non solo il Nord-America, ma anche l’Ovest dell’Europa e il Giappone. Come ben sappiamo, per quanto riguarda il nostro paese, non tutte le zone beneficiano degli stessi servizi e, fra questi, la connessione internet non è certamente fra quelli più capillarizzati e uniformi. Sotto questo aspetto, in attesa di un miglioramento del servizio anche nella nostra Regione, potrebbero probabilmente venirci incontro i Cloud Gaming proposti da società già ampiamente presenti sul nostro territorio e che quindi potranno utilizzare le proprie infrastrutture informatiche, ben articolate e collegate con la totalità delle compagnie telefoniche: si pensi ad esempio a Google, i cui server gestiscono il traffico di molteplici applicazioni, ma anche ad Amazon, che potrebbe competere con il colosso di Mountain View.
(articolo Promoredazionale)
