L’intervista
Tutto il piceno e le due comunità di Spinetoli ed Acquasanta Terme sono immerse nel dolore per il lutto dei due bimbi. Tobi e Davide che sono venuti a mancare la scorsa settimana a causa di due differenti incidenti, a distanza l’uno dall’altro di 48 ore. Come bisogna elaborare il lutto di un figlio? Come la collettività può sostenere le famiglie delle vittime? Il dolore e il silenzio colpiscono tutti, dalla famiglia alla comunità intera.
Secondo il modello di Kuber Ross le fasi dono cinque: negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. Gli esperti dicono che quando muore un figlio, esiste la possibilità di sperimentare una crescita personale caratterizzata da cambiamenti personali positivi, come risposta adattativa al trauma. Questa crescita si manifesta in cinque aree principali: percezione di sé, relazioni con gli altri, nuove opportunità, apprezzamento della vita e cambiamento esistenziale. Sebbene la crescita non elimini le difficoltà, le ricerche condotte a riguardo hanno dimostrato che il 78% delle madri e il 44% dei padri che hanno perso un figlio abbiano scoperto nuove priorità nella vita dopo il lutto.
I temi di crescita più frequenti sono il desiderio di aiutare l’altro, la compassione e una maggiore tolleranza. È emerso anche che le madri tendono a sperimentare punteggi più alti di dolore ma anche una maggiore crescita post-traumatica.
Abbiamo ascoltato la dottoressa Antonella Baiocchi, laureata in psicologia e specialista in psicoterapia cognitivo-comportamentale integrata con la psicoanalisi. “E’ fondamentale capire che nel periodo dopo l’evento traumatico bisogna farsi seguire da uno specialista, le conseguenze di una devastazione del genere nella vita di un persona sono diverse. Possono ovviamente dipendere dalla qualità del rapporto della persona che si è persa e immaginiamo la difficoltà nel momento in cui si tratta di un figlio, le circostanze attraverso le quali è avvenuto il trauma -che sono in questo caso improvvise e che non permettono alla preparazione della perdita-, la capacità della rete parentale, degli amici e della comunità di saper contenere e accompagnare nel dolore le vittime che sono state colpite dal lutto e dalle capacità personali dell’individuo colpito che determinano le possibilità di uscirne nei giusti modi e tempi”.