“Affermazioni offensive non si cancellano tranciando la registrazione di una diretta streaming del consesso civico”
“Parole come “mongoloide” utilizzate come strumento di offesa e giudizio rivolto ad una persona non dovrebbero essere pronunciate da nessuno ma, ancor di più, da chi sui banchi delle sedi istituzionali riveste la qualifica di pubblico ufficiale. Risulta pertanto grave quanto pronunciato da una consigliera comunale del Comune di San Benedetto del Tronto nel corso dell’ultimo Consiglio”. E’ ancora la mozione sui lavori allo stadio Riviera delle Palme a gettare benzina sul fuoco del dibattito politico.
Il centrodestra punta l’indice contro una consigliera che durante la sospensione dei lavori ha pronunciato parole definite “gravi e offensive” dai gruppi di minoranza Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Piunti Sindaco.
Stiamo parlando del Consiglio del 12 febbraio, quando la discussione verteva sulla mozione dei lavori allo stadio, presentata da Luciana Barlocci. A un certo punto Fabrizio Capriotti propose di emendarla con degli omissis laddove si sarebbero potuti prefigurare casi di violazione della privacy. La Barlocci chiese dieci minuti di sospensione dei lavori per approfondire. Fu durante la pausa che si udirono le parole incriminate dai microfoni rimasti aperti e trasmesse in diretta streaming dal canale You Tube del Comune. Il video fu poi rimosso dal sito istituzionale e ripubblicato con quei dieci minuti tagliati.
“La cancellazione della parte registrata durante la diretta streaming – tuona il centrodestra – non cancella di certo l’inappropriatezza di un linguaggio che deve essere ripudiato senza se e senza ma, al contrario rischia di apparire come una complice copertura da parte di chi ha dato mandato ai tecnici per la rimozione di quel disonorevole linguaggio.
Sarebbero auspicabili scuse ufficiali o, nel caso la diretta interessata non fosse disposta, una netta presa di distanza del presidente del Consiglio e dallo stesso Sindaco da certe espressioni che la politica e i rappresentanti delle istituzioni dovrebbero stigmatizzare con forza”.