Il traguardo è stato celebrato ieri 6 aprile
di Caterina Palmucci
Il 19 marzo di cinquant’anni fa, monsignor Tonini imponeva le mani su Giuseppe Verdenelli, ordinandolo sacerdote. Da quel giorno, per tutti, è semplicemente Don Giuseppe. Un nome diventato sinonimo di dedizione, umiltà e servizio silenzioso nelle parrocchie di Rambona, Cantagallo e Passo Treia.
Il traguardo dei cinquant’anni di ministero è stato celebrato domenica 6 aprile con una Santa Messa nella parrocchia di Passo Treia, celebrata dal vescovo Nazzareno Marconi insieme a numerosi sacerdoti del territorio. Una celebrazione intensa e partecipata, che ha reso omaggio non solo alla longevità del suo servizio, ma soprattutto alla qualità profonda e autentica del suo sacerdozio.
Durante l’omelia, il vescovo Marconi ha tracciato un ritratto sincero e affettuoso del festeggiato: “Gli vogliamo bene e lo stimiamo, perché fa quello che deve fare un prete: non giudicare, né condannare. Non deve essere uno che fa finta che i peccati non esistano, ma invitare gli altri a non credersi migliori. Ci ha insegnato la misericordia, e ha perdonato tanti in confessionale, non condannandoli mai. Da vescovo lo ringrazio, perché quando ha promesso cinquant’anni fa di provare a fare il prete con tutto il cuore, ha mantenuto quella promessa“.
Quello di Don Giuseppe è stato un cammino fatto in semplicità, in silenzio, spesso nelle “retrovie” della Chiesa, come gli ha ricordato con commozione anche la sorella Maria: “Hai lavorato nelle retrovie, dove c’era bisogno. Non sei protagonista ed è per questo che sei apprezzato e benvoluto. Tutti noi ti auguriamo una buona vecchiaia in attività”.

Un ministero incrollabile, fatto di amore e di piccoli gesti quotidiani, di una presenza costante e rassicurante per intere comunità. Un servizio umile, ma capace di lasciare un’impronta profonda. Commosso, Don Giuseppe ha voluto ringraziare il vescovo, i suoi collaboratori, e tutte le comunità che in questi anni lo hanno accolto con affetto: “Sarebbe una lista molto lunga, quelli che dovrei ringraziare. In 50 anni ho fatto anche i miei sbagli, ma mi hanno detto che Dio sa scrivere diritto anche sulle linee storte, quindi si tira avanti“.
