4400 morti nelle Marche
Il meglio e il peggio di ciò che siamo capaci di produrre come sentimenti, come capacità di convivenza e tolleranza. Questo ha tirato fuori quel Corona Virus che ci scelse, chissà perché non si è mai capito, dopo la Cina, come paese più colpito al mondo, in quei primi mesi del 2020.
Non siamo diventati migliori (come ci raccontavamo nei periodi di lockdown per trovare una prospettiva positiva alle nostre paure) anzi… No non lo racconteremo ai nostri nipoti come facevano i nostri nonni della guerra e come invece favoleggiavamo chiusi dentro casa, commuovendoci per quell’inno italiano cantato a squarciagola dai balconi, noi che per decenni quasi ci vergognavamo persino di sussurrarlo temendo di essere etichettati “feroci nazionalisti”.
Il meglio dell’amore profuso a piene mani da chi sacrificò la sua vita per assistere i malati con turni sopra la capacità umana di sopportazione, dimenticando con immenso dolore di avere figli e congiunti e dedicandosi agli altri senza riserve.
Il peggio dell’odio anche questo profuso senza limiti con un costante “homo homini lupus” tra quelli in casa e quelli che correvano la domenica, tra no vax e negazionisti con i vaccinati, tra i dribblatori delle regole e gli ortodossi. 4400 morti nelle Marche. L’Italia che da paese più colpito reagisce e nonostante abbia il più alto tasso di anziani è solo al 20 posto nel mondo come decessi in percentuale (Stati uniti al 17°). L’Italia che si ritrova e come spesso accaduto nella storia da il meglio di se quando sembra in ginocchio quando quella lunga fila di camion con bare a Bergamo il 18 marzo del 2020 (da qui la scelta di questa giornata) fece capire, alla gente normale (esclusi i complottisti a tutti i costi) che si era assieme spettatori e protagonisti di un dramma che no, non racconteremo volentieri a nessuno.