“Non vogliamo soldi ma giustizia e verità”
Era il 7 gennaio 2021 quando a Comunanza, nella scuola dell’infanzia ex Oda si è sfiorata la tragedia per una fuoriuscita di monossido di carbonio da una caldaia. Quel giorno alcuni bambini e un insegnante si sono sentiti male e sono stati portati al pronto soccorso. Subito sono partite le indagini con le famiglie degli alunni assistite dall’avvocato Olindo Dionisi.
Era stato aperto dalla Procura un fascicolo contro ignori che ha portato al centro della vicenda il sindaco di Comunanza, Alvaro Cesaroni e il parroco don Luca Rammella (proprietario dell’immobile).
La vicenda è tornata sulle pagine di cronaca dopo che il sindaco Cesaroni ha diffuso pubblicamente un opuscolo in cui si legge: “per la vicenda della presenza del monossido di carbonio nella sede provvisoria dell’asilo, dove la responsabilità di assicurare assistenza ai nostri bambini e alle famiglie è stata ripagata con una querela firmata da ben 38 genitori per la quale ad oggi non è stato disposto ancora neanche il rinvio a giudizio”.
La cosa non è piaciuta ai genitori che hanno chiesto all’avvocato Dionisi di parlare per loro conto: “Quale difensore dei genitori costituitisi parte civile nel processo relativo alla fuga di monossido di carbonio all’asilo di Comunanza e dietro loro incarico, viste le affermazioni del Sindaco contenute nell’opuscolo distribuito alla cittadinanza ed in risposta alle “accuse” del Sindaco di far parte di quelle 38 famiglie che hanno “ingratamente” denunciato i gravi fatti avvenuti, i miei assistiti si vedono costretti a ribadire e precisare alcune cose”.
“La denuncia-querela in questione fu sporta contro ignoti e non certo contro il Sindaco, – si legge nella nota dell’avvocato Dionisi – che solo a seguito delle opportune e necessarie indagini della Procura è diventato imputato nel processo, in quanto dalla stessa ritenuto (in ipotesi) uno dei responsabili”. “Il processo è in corso, con prossima udienza dinanzi al Tribunale fissata per il prossimo 30 settembre 2024, – continua – ed i predetti genitori sono stati ammessi a costituirsi parte civile contro gli imputati, quindi legittimati dal Giudice a partecipare ad esso quali parti lese dai fatti di cui gli imputati sono accusati. Il meccanismo del rinvio a giudizio del Sindaco è sostituito dalla sua citazione a giudizio, avvenuta per l’udienza predibattimentale del 26 giugno 2023, poi differita per ben 2 volte a seguito di richiesta della difesa dell’altro imputato di tentare una definizione bonaria con i genitori, cui si sarebbe associato anche il Sindaco, quantomeno a detta del suo legale, che non si è mai opposto alle richieste di rinvio”.
“I genitori – ribadisce l’avvocato – non vogliono soldi per sé stessi, bensì giustizia e verità, la stessa che diceva di volere il Sindaco nelle dichiarazioni dell’epoca, dove affermava che l’amministrazione comunale voleva andare in fondo alla vicenda “con assunzione di responsabilità per ogni sostanziale negligenza dovesse emergere al suo interno”, il tutto – affermava ancora Cesaroni – “per dare una risposta chiara, doverosa ed
inequivocabile ai bambini, ai loro genitori ed alle insegnanti”.
“Ad oggi nessuna risposta è stata data dall’amministrazione comunale ai genitori, che, anzi, sono stati invitati a desistere dalle loro azioni, sul presupposto che in fondo non sarebbe successo nulla, visto che “non ci è scappato il morto”. – conclude l’avvocato Dionisi – I genitori sono stanchi di tali improprie ed infondate “accuse”, culminate nelle frasi del Sindaco sopra richiamate e divulgate alla cittadinanza, per cui – chiamati in causa pubblicamente – hanno ritenuto doveroso replicare, sia per difendere la propria dignità che per tutelare i loro figli e la verità di quanto accaduto”.
