Acquaroli: “Il miglior risultato possibile”
E’ stato firmato l’accordo quadro fra Beko Europe, governo, Regioni e parti sociali sul piano di trasformazione industriale per l’Italia dei siti della multinazionale che un tempo erano di Merloni e Whirpool. “L’accordo, – dice l’azienda – che segue l’approvazione all’88% da parte delle assemblee dei lavoratori avvenuta nei giorni scorsi, rappresenta un percorso strutturato per la riorganizzazione e il rilancio degli stabilimenti italiani, con l’obiettivo di garantire sostenibilità e competitività nel lungo periodo“.
Quello su Beko “è un accordo importante, storico, per governare al meglio questa transizione industriale salvaguardando la forza straordinaria del Made in Italy che diventa, di fatto, per questa grande multinazionale il centro propulsivo in Europa”. Lo dichiara il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, al termine del tavolo dove è stato firmato l’accordo che chiude la vertenza Beko.
“Tutti gli stabilimenti rimarranno in attività, non ci saranno licenziamenti ma, eventualmente, in qualche caso, uscite volontarie incentivate. Credo che sia un grande successo del sistema Italia”, ha aggiunto Urso.
“Oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy abbiamo firmato un buon accordo che è stato approvato da oltre l’88% delle lavoratrici e dei lavoratori degli stabilimenti di Beko. L’accordo riduce gli esuberi da oltre 1.900 a 937 più i 287 del sito di Siena (per un totale di 1224). Le lavoratrici e i lavoratori di Siena potranno accedere agli ammortizzatori sociali conservativi e alle uscite incentivate volontarie, evitando così i licenziamenti”, dichiara in una nota Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore elettrodomestico.
L’accordo quadro siglato oggi prevede un piano di esuberi per 1.284 unità. Lo si legge nel comunicato della Beko. “Il totale delle posizioni interessate dal piano è di 1.284 unità” si legge nella nota aziendale.
“L’accordo – fanno sapere dalla Uilm – vincola Beko fino a fine 2027 a gestire le potenziali eccedenze esclusivamente con ammortizzatori sociali conservativi e con uscite volontarie incentivate, (scivoli pensionistici di 48 mesi e buonuscite fino a un massimo di venti mensilità o di una cifra di 90.000 euro per gli ultracinquantenni che non possono agganciare i requisiti pensionistici”.
“Questa crisi industriale va letta in una prospettiva storica più ampia: le sue radici affondano nel passaggio di Indesit a Whirlpool, avvenuto circa undici anni fa. Da allora, il comparto ha vissuto momenti difficili, culminati in questi mesi particolarmente duri e complessi, segnati da incertezza e paura in territori dove le alternative occupazionali sono scarse. Insieme al Governo nazionale, che ringrazio a partire dal Ministro Urso e dal Sottosegretario Bergamotto, abbiamo raggiunto il miglior risultato possibile nelle attuali condizioni grazie soprattutto all’utilizzo della Golden Power che ha impedito che avvenisse in Italia quello che è accaduto in altri Paesi europei, con stabilimenti chiusi e licenziamenti collettivi senza tutele”. Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
“Il mio pensiero va prima di tutto ai lavoratori che sono coinvolti negli esuberi, avremmo auspicato un risultato diverso soprattutto rispetto alla volontà di garantire una maggiore tutela agli impiegati di Fabriano – ha aggiunto – Oggi si apre una fase nuova che auspichiamo lasci alle spalle le incertezze del passato. Le Marche sono la culla dell’elettrodomestico italiano: una storia di eccellenza manifatturiera che ha generato sviluppo, occupazione, competitività e un indotto fondamentale, diretto e indiretto. Non si tratta solo di fabbriche, ma di comunità intere, la cui identità è legata a questi stabilimenti. Confidiamo negli investimenti e nei nuovi prodotti che sono previsti in questo accordo. L’obiettivo della Regione è chiaro: tutelare i siti produttivi e i lavoratori”.

“La vertenza Beko rappresenta una pagina deludente della politica industriale italiana. L’accordo va rispettato, ma non posso condividere l’entusiasmo con cui è stato presentato l’esito finale della trattativa: a fronte dei 1.900 esuberi inizialmente annunciati, in Italia rimangono 1.280 lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Per Fabriano è una ferita profonda: 270 tra operai, impiegati e ricercatori, che vedono svanire ogni prospettiva di continuità. Avevamo chiesto un piano industriale vero, non una strategia di dismissione che rappresenta il preludio alla fine della produzione dell’elettrodomestico in Italia”. E’ quanto dichiara il Sindaco di Fabriano Daniela Ghergo dopo la firma dell’accordo.
“Torno in città – ha aggiunto – sapendo che 270 famiglie dovranno riscrivere il loro futuro con il rischio che emigrino altrove. Fabriano, nonostante il lavoro meritorio di sindacati e istituzioni, è stata lasciata sola. Mi aspetto che il Governo metta in campo misure straordinarie per arginare le conseguenze economiche e sociali su un territorio già duramente provato e che la Regione riconosca pienamente il valore e la fragilità del nostro distretto industriale attuando un piano straordinario per il suo rilancio con misure di defiscalizzazione e incentivi agli investimenti”.
