Dal pane al ricordo di avvenimenti tragici
di Marica Massaccesi
Lunedi 17 gennaio si celebra nelle Marche, come in tutt’Italia, Sant’Antonio. Si tratta di una ricorrenza molto sentita perché questa giornata è dedicata al santo protettore degli animali domestici. Ogni anno anche nel nostro territorio si portano a benedire gli animali da compagnia, come cani, gatti, conigli, canarini e cavalli, durante la santa messa domenicale successiva al giorno di festa. Un’altra tra le usanze tipiche, è la benedizione del pane di Sant’Antonio. Una tradizione che va avanti dal dopoguerra e che attira ogni anno tantissimi fedeli. Fin dalle prime ore del mattino si va quindi a ritirare il pane benedetto dai sacerdoti, le ciambelline con l’anice e i maritozzi offerti dai volontari.
Per il Comune di Chiaravalle, in provincia di Ancona, è anche il giorno del ricordo del tragico episodio che colpì la cittadina il 17 gennaio 1944 quando un bombardamento aereo distrusse molti edifici tra cui l’Ospedale uccidendo 180 cittadini che erano per le strade in occasione della fiera di Sant’Antonio. I chiaravallesi però anche quest’anno dovranno fare a meno della fiera, altro tipico evento di celebrazione. L’amministrazione comunale infatti ha deciso di annullare la Fiera di Sant’Antonio “a causa dell’aggravarsi della situazione epidemiologica covid-19 nella provincia di Ancona”. Sant’Antonio, come già detto, rimane una delle festività più festeggiate in tutta la regione. E in questa giornata ci sono tre proverbi marchigiani che derivano dalla cultura contadina di un tempo.
1) Sand’Andò de la varva vianga, se cce pole ne fa ‘na vanga
Sant’Antonio dalla barba bianca, se non piove la neve non manca.
2) Sand’Andò, un’ora e un po’
Sant’Antonio le giornate si allungano un’ora e un po’.
3) Sand’Andò de manzu jennà, menza paja a lu pajà, manzo grà a su lu granà, tutta cicca a lu stangà
San’Antonio mezzo gennaio, mezza paglia è rimasta nel pagliaio, mezzo grano nel granaio e tutta la carne di maiale è appesa in cucina.
