SERIE D – Il dg Federico Ruggeri a tutto campo tra imprenditori alle spalle, rapporto con il sindaco e l’ultimo colpo di mercato saltato per…
Se si potesse tornare allo scorso Ferragosto quando ricevette la telefonata del sindaco Calcinaro, risponderebbe allo stesso modo col senno di poi? C’è stato un momento in cui ha pensato “Chi me l’ha fatto fare”?
“Certo che c’è stato, ogni settimana ho un motivo per rifletterci. Ma io sono un combattente, mi piace affrontare le difficoltà, nonostante gli ostacoli che avevo previsto. Non me ne aspettavo di così grandi ma sarà una esperienza, mi sto misurando con me stesso e con molte pressioni. Comunque, per essere chiari, con Paolo Calcinaro ho una amicizia non politica né sportiva, avevamo parlato di calcio solo per il torneo del San Carlo. Prima della sua chiamata lo avevo già incontrato con altri due imprenditori…”.
In estate si era presentato parlando di metastasi da estirpare dalla Fermana, dopo sei mesi sono state eliminate?
“Ci sono ancora scorie, credo. Tanti si riempiono la bocca con parole del tipo “Tengo alla Fermana” ma contano i fatti. Sicuramente noi di errori gestionali e sportivi ne abbiamo fatti, ma stiamo lavorando davvero per il bene della Fermana e ci metto la mano sul fuoco”.
Quali imprenditori ci sono dietro a lei e soprattutto quando arriveranno concretamente?
«Dire chi non è giusto dire chi siano, ma qualcuno dei 62 striscioni allo stadio è emblematico. Si tratta di gente sta cercando di costruire un futuro. Tanto dipenderà dai risultati, al 12 agosto i risultati del campo non erano prevedibili. Per il 90% siamo legati alla salvezza della squadra. Dispiace trovarsi in questa condizione di classifica, una posizione che non ci aspettavamo a nove turni dalla fine. Ma la salvezza all’ultima giornata varrebbe come la vittoria di un campionato, non lo abbiamo mai negato e non ci nascondiamo dietro ad un cerino oggi”.
Ad agosto uno dei tanti slogan era “La Fermana ai fermani”, in rosa però figurano un argentino, un portoghese, un albanese, un cipriota, uno spagnolo, un rumeno e fino a poco fa un canadese e un maltese. Nemmeno in C c’erano tutti questi stranieri…
“Non so se fate finta di non sapere, un vivaio è stato completamente disintegrato, c’era una situazione finanziaria da ripianare. Si è verificato un reset completo e non c’è stato tempo di sondare il territorio per costruire la squadra. Quando ci è stato richiesto Granatelli (under della zona, ndr) non lo abbiamo ceduto proprio perché l’unico proveniente dal settore giovanile. Potrebbe essere utile nel futuro. Nella juniores, poi, c’è Ricci che si allena costantemente in Prima Squadra. Non era questo l’anno della costruzione. Qualcuno potrebbe sottolineare che pure l’Ancona è partita in ritardo come noi ed ora è nei playoff. Peccato che avesse un budget superiore e si fosse rimessa in marcia senza debiti”.
Ruggeri, dopo Chieti lei ha parlato di salvezza che sarebbe “lecita”, cosa significa esattamente?
“Lecita per tutto il lavoro che c’è dietro e per la sofferenza. So quanto tutti si stanno impegnando, dai dirigenti agli sponsor, in due sono entrati questa settimana. Se c’è un dio del calcio credo che ci debba premiare”.
Mister Brini è convinto?
“Certo, per questo è al suo posto. Non dobbiamo negare nulla, dopo la pesante sconfitta interna con il Notaresco il nostro allenatore ha riflettuto vista la prestazione negativa. Dopo Chieti, nonostante il punteggio sfavorevole, è invece ancor più convinto di prima. La prova all’Angelini è stata molto buona a detta di tutti quelli che erano presenti. Questa è una squadra che ha le qualità per stare a metà classifica al netto di errori banali commessi”.
Romizi espulso domenica dovrà scontare un’altra squalifica con il Roma City. Il capitano verrà multato?
«Credo proprio di no, non abbiamo mai parlato di multe. Marco è dispiaciuto, non è contento del suo rendimento disciplinare, è un uomo e un giocatore e non è su di lui che dobbiamo puntare il dito. Il dito va puntato su tutti noi, verso me, verso Paolucci e agli altri. E ognuno si deve prendere la responsabilità. Non facciamo né il testa o croce nè giochiamo a nascondino, stiamo facendo le cose oneste e serie”.
Tornando al mercato, proprio il ds Paolucci ha detto che ora siete più forti. Perché allora la svolta non c’è stata? Con un De Silvestro in più la media punti è più bassa.
“La ricorsa si è stoppata per un motivo semplice, perchè il calcio non è una scienza esatta. Ci sono dei momenti in cui tutto va nel verso sbagliato. Per il tifoso è una domanda lecita, ma chi gioca lo può capire. Esistono delle variabili imprevedibili, non è detto che non si possa cambiare trend magari da domenica”.
Mister Brini è ancora arrabbiato per l’attaccante centrale/seconda punta che si aspettava a fine mercato e che non è mai arrivato?
«E molto arrabbiato, ma non con la società né con Paolucci… Bensì con chi non ha rispettato gli accordi. Avevamo l’ok con giocatore, società di provenienza e procuratore, ma un attaccante in rosa si è infortunato e il nostro obiettivo è stato blindato lì, in una squadra di Lega Pro. Non eravamo pronti con il sostituto perchè avevamo la certezza di aver centrato l’obiettivo. Ci siamo fidati e magari abbiamo sbagliato per inesperienza”.
Da fine dicembre un nuovo direttivo, com’è il rapporto con il vice presidente Ferroni?
“Premessa. Federico Ruggeri è stato il primo ad andare a trovare Roberto Ferroni in azienda, come pure andai per primo da Samuele Isidori. Io potrei anche non condividere le loro idee, ma sono convinto che possono fare del bene alla Fermana. Hanno delle reazioni diverse rispetto alle mie che sono da vent’anni nel calcio. Normale litigare, e lo facciamo spesso perché stiamo sempre in contatto. Ho un ottimo rapporto con tutti, preferisco avere a che fare con gente impeccabile eticamente come loro piuttosto che con chi mi trama alle spalle. Questa sottolineature non è riferita comunque a persone che c’erano prima in dirigenza”.
Con la squadra qualche fibrillazione nelle scorse settimane per incomprensioni sulle tempistiche del pagamento del quarto stipendio. Il quinto quando lo bonificherete?
«Stiamo provvedendo e organizzandoci in questi giorni. E il giorno preciso non l’ho detto neanche alla squadra”.
Tagliamo la testa al toro, è vero che se la Fermana retrocede sparisce dal mondo del calcio perché salta anche la ristrutturazione del debito?
“Falso, ma non sono io che devo analizzare questo. Presto l’avvocato Gambelli indirà una conferenza stampa sul tema. L’unica cosa che l’eventuale risultato negativo potrebbe influenzare è la programmazione sportivo del futuro. Non possiamo pensare al prossimo campionato senza conoscerne le categoria.
Con la Fermana in Serie D Ruggeri resta?
“Chissà, io sono il primo che si mette in discussione. Lo confesso, quest’anno non sono stato bene, avevo la mia tranquillità da giocatore, quando perdi ti arrabbi, ascolti la sfuriata del presidente e la contestazione dei tifosi. Da dirigente, invece, non riesco a godermi nemmeno le vittorie. Ora conta solo il presente e vogliamo salvarci. Di positivo mi porto dietro la pazienza della tifoseria, l’amore di chi ci supporta, i 63 sponsor rimasti con noi nonostante i risultati, la famiglia Simoni, Ferroni, Isidori, Stefano Faggio, le persone che lavorano e che non compaiono.. E’ un qualcosa di importante”.
Domenica al Recchioni con il Roma City.
«Gli scontri diretti li abbiamo persi spesso. Spendere troppe parole è superfluo. Ci aspettiamo tutti la vittoria, un risultato diverso rispetto alle ultime quattro. Non ci interessa come arriveranno questi punti, se giocando bene o grazie alla fortuna. Dobbiamo farli. Ci servono cinque vittorie da qui alla fine, altrimenti è inutile stare qua a discorrere. In casa, a parte la Samb, affronteremo squadre alla nostra altezza e al nostro livello. Non dobbiamo avere paure di giocare davanti al nostro pubblico, dobbiamo reagire e solo i ragazzi possono farlo. I calciatori devono trovare le motivazioni in loro stessi. Avere a che fare con una retrocessione non sarebbe certo positivo”.
Come vede il suo futuro nel mondo del calcio?
«Mi è sempre piaciuto fare il ds o il dg. Da giocatore nei miei nove anni a Tolentino, anche se le decisioni chiaramente non erano mie, ho sempre dato consigli alla società e ci confrontavamo sulla scelta dei giocatori. Magari pensavano ci capissi. Le differenze di ruolo quando lavori in team sono sottili, l’esempio è Marotta una volta ds, poi amministratore delegato ed ora presidente. Quello che sto facendo ora, nonostante le difficoltà, mi piace molto. E’ chiaro che i risultati sono sempre decisivi. Alla Fermana mi sono trovato, purtroppo, casualmente. A fine anno spero di poter dire, per fortuna…”.
