Il sindaco di Colli al Metauro è addolorato e intanto si ricostruisce la storia del marito
L’ennesimo femminicidio nelle Marche è un’altra tragedia che, forse, si poteva evitare. La povera e bella Ana Cristina Correia ha chiesto aiuto ma poi ha scelto di non denunciare il marito che la maltrattava, né di avvisare le forze dell’ordine che sarebbe tornata, in quella maledetta notte, nella loro casa di Saltara, forse perché sentiva la mancanza dei suoi figli (che avrebbero provato a difendere la mamma), due ragazzi e una giovane, di 14, 13 e 6 anni. E per lei, brasiliana di 38 anni dalla vitalità straripante e dai pensieri positivi (basta leggere le frasi che pubblicava sui social) non c’è stato scampo. I tre fratelli sarebbero scappati rifugiandosi a casa di una coppia di vicini, gli stessi che hanno chiamato i soccorsi. E’ un racconto dell’orrore quello avvenuto nella notte tra venerdì e sabato nel pesarese. Intanto si scava nella vita di Ezio Di Levrano, l’autista 54enne che avrebbe assassinato la moglie con una serie di coltellate all’addome. A inizio degli anni Duemila l’uomo lasciò Brindisi alla volta delle Marche, stabilendosi nella zona di Fano. Infine, sarebbe approdato a Saltara, dove da qualche mese viveva con la consorte e i tre figli, in una casa di proprietà della Curia, nel centro storico vicino alla scuola e alla caserma dei carabinieri. Viene descritto come un uomo riservato, di certo meno solare di Ana Cristina. Dai suoi profili social traspare la passione per il mare. Avrebbe già avuto alcuni problemi con la giustizia. I due si sono sposati nel 2010 ma il rapporto era burrascoso. “Si è consumata l’ennesima vergogna compiuta dagli uomini nei confronti delle donne. È un dolore immenso”, ha dichiarato a LaPresse Paolo Briganti, sindaco di Colli al Metauro. “L’ennesimo femminicidio. Accanto al dolore, vi è la preoccupazione per i tre figli, tutti minori, ai quali bisogna provvedere”.