La denuncia di Andrea Lamona e Nilo Di Pietro
La piattaforma internet che raccoglie i due maggiori social network del momento, Facebook e Instagram, ha letteralmente cancellato tutti i profili delle due formazioni politiche della destra radicale, Casapound Italia e Forza Nuova. Insieme ai profili nazionali di partito, sono stati oscurati i profili dei leader nazionali dei due movimenti (e di molti dirigenti territoriali, compresi quelli di molti eletti nelle amministrazioni locali) e le pagine territoriali.
A questa sorta di “epurazione” di massa non sono sfuggiti neanche i rappresentanti marchigiani e maceratesi delle due compagini politiche. Andrea Lamona, responsabile regionale delle Marche di Casapound, e Nilo Di Pietro, candidato all’Università di Macerata per il Blocco Studentesco, denunciano come “i nostri profili sono stati cancellati senza motivi apparenti. Una vera censura per la quale non esistono spiegazioni”.
Un portavoce di Facebook ha fatto sapere che: “Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose, che vieta a coloro che sono impegnati nell’odio organizzato’ di utilizzare i nostri servizi. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia. Gli account che abbiamo rimosso oggi violano questa policy e non potranno più essere presenti su Facebook o Instagram”. Insomma la decisione sarebbe motivata dalla mancata osservanza del regolamento interno dei due social, se non fosse però che, nell’era dei social, queste decisioni ledono un livello ben più importante, rispetto a quello di un regolamento. Ad essere messa in discussione dalla decisione di un’azienda privata, è la Costituzione stessa della Repubblica Italiana. L’art. 21 della nostra Costituzione recita che: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
